Lecco, Poli: 'l'entusiasmo per candidarmi c'era, manca però il così detto centrodestra unito'

Ad un certo punto ha pensato di essere su Scherzi a parte. E' successo quando, al primo incontro conoscitivo, un politico, di quelli che guadagnano più di lui, senza salvare però vite, gli ha detto che era interessato a capire se reggerebbe lo stress di essere sindaco. Aggiungendo anche “perché sai, quando esco di casa tutti i giorni c'è una signora anziana che mi dice trova cacche di cane fuori dalla sua porta”.
Piero Poli, medaglia olimpica, direttore non solo dell'Ortopedia del Manzoni ma anche dell'intero Dipartimento di Area Chirurgia dell'ASST di Lecco, il sangue freddo lo ha per curriculum. Come indubbiamente, ha già dimostrato, dopo un volo che nel 2004 ha rischiato di inchiodarlo su una sedia a rotelle, di avere anche la forza e la tenacia per tenere duro. “Mi hanno detto che non godi di buona salute”, si è però, tra l'altro, sentito dire, sempre durante quel colloquio surreale, con il suo interlocutore che alludeva, forse, a quello zoppicare che non lo renderà certo il favorito per vincere la Resegup 2026 ma che difficilmente potrebbe compromette una eventuale corsa alla poltrona da sindaco della città. Perché, del resto, nel salotto di casa di Antonio Rossi, suo primo sponsor, attorno a questo nodo, quel 30 maggio, si stava ragionando: il dottor Poli, esponente della società civile senza alcuna tessera di partito in tasca, può essere l'anti-Gattinoni?
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Piero Poli

L'entusiasmo del primario, fino a quel momento, era alle stelle. “La politica fa parte di tutti noi, sempre. Tutto è politica. Ma attivamente non me ne sono mai occupato” racconta ora, rivendicando anche di essere arrivato a 65 anni senza aver mai votato una volta, nel segreto della cabina elettorale, la Lega ma di essere rimasto positivamente colpito dalle idee di cambiamento che, davanti a un caffè, Mauro e Carlo Piazza gli hanno rappresentato, raccogliendo la sua avversione per Salvini ma spingendolo comunque a prendere in considerazione seriamente l'idea di scendere in campo, animato un po', da ex canottiere rimasto ancora legato al mondo del remo, dallo spirito agonista e un po' dal desiderio di capire da dentro come certi meccanismi funzionano, avendo una figlia di 17 anni con un futuro tutto da scrivere.
“Mi sono detto “ma vuoi vedere che uno che non è mai entrato in politica e non lo fa per un interesse particolare, perché non ha niente da dimostrare, ce la può fare”. Studiando per tempo, aggiunge ancora, per arrivare preparato all'appuntamento elettorale e circondandosi poi, in caso di elezioni, di “spalle” fidate, professionisti dei settori di riferimento a cui affidare quantomeno gli assessorati più tecnici, nell'interesse di una città per la quale sarebbe chiaramente pronto a lasciare, avendo anche già maturato l'età per la pensione, il suo lavoro per un impegno a tempo pieno in Comune.
Poi l'incontro con un primo rappresentante di Fratelli d'Italia, la richiesta di vederne un altro ancora e infine l'aperitivo da Rossi con la pioggia di domande così imbarazzanti da far passare la poesia, mentre già il suo nome pareva essere stato cassato per sostenerne uno di partito.
“Onestamente essendomi confrontato con altri esponenti della così detta coalizione di centrodestra ho grossi dubbi sul fatto che le idee di cambiamento che mi sono state prospettate da Piazza possano essere messe in pratica” sostiene Poli, commentando altresì anche le recenti dichiarazioni di Alessandro Negri, indispettito dalla “minaccia” della Lega di andare da sola. “Ritengo che un centrodestra unito, con solo all'interno di Fratelli d'Italia 5 correnti differenti, sia veramente solo un sogno. Mi spiace ma il gioco di squadra non sapete cosa sia”, sottolinea sconsolato, dicendosi comunque ancora pronto a entusiasmarsi, qualora ricontattato.
A.M.
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