Garlate: nuovi pannelli per 'raccontare' il gelseto del Museo della Seta
Inaugurati i nuovi pannelli installati nel gelseto realizzato in questi anni all’ingresso del Museo della Seta Abegg di Garlate. E l’occasione è stata appunto quella di presentare un giardino che ha un significato storico e culturale profondo: non un semplice parco, ma una testimonianza.

I pannelli che illustrano le caratteristiche dell’area verde, infatti, sono il compimento di un progetto avviato già negli anni Novanta quando vennero messi a dimora i primi gelsi, le cui foglie – si sa – costituiscono l’alimento del baco da seta. “All’ombra dei gelsi”, non a caso, era il titolo dell’iniziativa promossa dal Museo e dal Comune nel pomeriggio di ieri, sabato 28 giugno.

Il sindaco Giuseppe Conti ha parlato di una “restituzione ai cittadini” nell’ambito di un percorso iniziato ormai da tempo: "La prima restituzione ha la capacità di creare un legame con la storia. Il nostro giardino dei gelsi è unico o quasi in Italia e in Europa. Tra l’altro, io resto meravigliato da questa pianta umile, poco celebrata, ma che ha segnato una svolta nella rivoluzione industriale e nelle politiche sociali. Siamo dunque di fronte a qualcosa che rappresenta la nostra popolazione, la nostra gente, la nostra storia. Ed è utile per chi visita il museo avvicinarsi ai vecchi macchinari attraversando il giardino. L’ambizione, quando sarà aperta anche l’ala Est, creando un collegamento con la pista ciclabile, è quella di rendere il giardino uno spazio fruibile da tutti. Abbiamo fatto questo lavoro con la speranza di ricordare alla gente - e speriamo anche ai giovani - da dove vengono e renderli consapevoli della loro cultura".

L’assessore alla cultura Diana Nava ha poi spiegato come i nuovi pannelli affissi sul muro di cinta del giardino facciano parte di un percorso avviato due anni fa con la Brig (l’associazione brianzola che raccoglie le guide turistiche territoriali) e realizzato grazie a un contributo della Fondazione Cariplo, il “progetto A come Abegg”: "In realtà abbiamo portato avanti tanti progetti, questo è quello finale: la realizzazione di una sorta di “sala zero” del museo. Quando ci sarà un accesso diretto dal lago al gelseto, vi sarà la possibilità di un utilizzo anche da parte di passanti e ciclisti".

Per il museo, il gelseto ha un valore particolare, ha proseguito l’assessore ricordando come nella nuova ala un locale sarà interamente dedicato alla bachicoltura. E sarà climatizzato, così da rendere possibile l’allevamento dei bachi da seta per l’intero anno: "Il nostro museo è dunque un’eccezionalità, avendo macchine funzionanti, un settore di bachicoltura e il gelseto con 55 esemplari di 18 varietà provenienti da tutto il mondo: Italia, Cina, India, Giappone, Filippine".

Infine, la vice sindaco Pierangela Maggi ha ricordato appunto come le scelte siano state compiute negli anni Novanta, quando volendo implementare il gelseto si fu lungimiranti pensando appunto di mettere a dimora piante "internazionali". Ha poi spiegato il contenuto dei sei pannelli: un primo riporta la mappa del giardino, un secondo descrive la pianta del gelso e le sue caratteristiche, un terzo ne presenta le varie specie, mentre nel quarto si approfondisce il rapporto con la Brianza dal XV al XX secolo; il quinto è dedicato alla bachicoltura e il sesto ai dialetti, ognuno dei quali ha la sua parola per indicare il gelso (da noi è “moron”), ma tutte derivano dal latino “morus”.
"A Garlate – ha poi concluso - abbiamo tentato di piantare altri gelsi: in via Santa Maria, davanti al McDonald, in via Valmolina, al cimitero e davanti alla scuola primaria. Fu una scelta degli anni Novanta perché la maestra Carla Gilardi li aveva voluti: ogni anno faceva un allevamento di bachi con i suoi alunni. Oggi viene considerata una pianta poco importante ma in passato non era così. Già Plinio il Vecchio definiva il gelso l’albero più saggio perché aspettava la fine del gelo primaverile per fogliare e quindi non perdeva le prime foglie. Una bella lezione di vita, imparare ad attendere. Una cosa che di questi tempi non sappiamo fare".

La manifestazione è stata accompagnata anche dai ragazzi della scuola di musica San Francesco di Merate, che hanno eseguito alcuni brani classici e moderni.

I pannelli che illustrano le caratteristiche dell’area verde, infatti, sono il compimento di un progetto avviato già negli anni Novanta quando vennero messi a dimora i primi gelsi, le cui foglie – si sa – costituiscono l’alimento del baco da seta. “All’ombra dei gelsi”, non a caso, era il titolo dell’iniziativa promossa dal Museo e dal Comune nel pomeriggio di ieri, sabato 28 giugno.

Il sindaco Giuseppe Conti ha parlato di una “restituzione ai cittadini” nell’ambito di un percorso iniziato ormai da tempo: "La prima restituzione ha la capacità di creare un legame con la storia. Il nostro giardino dei gelsi è unico o quasi in Italia e in Europa. Tra l’altro, io resto meravigliato da questa pianta umile, poco celebrata, ma che ha segnato una svolta nella rivoluzione industriale e nelle politiche sociali. Siamo dunque di fronte a qualcosa che rappresenta la nostra popolazione, la nostra gente, la nostra storia. Ed è utile per chi visita il museo avvicinarsi ai vecchi macchinari attraversando il giardino. L’ambizione, quando sarà aperta anche l’ala Est, creando un collegamento con la pista ciclabile, è quella di rendere il giardino uno spazio fruibile da tutti. Abbiamo fatto questo lavoro con la speranza di ricordare alla gente - e speriamo anche ai giovani - da dove vengono e renderli consapevoli della loro cultura".

L’assessore alla cultura Diana Nava ha poi spiegato come i nuovi pannelli affissi sul muro di cinta del giardino facciano parte di un percorso avviato due anni fa con la Brig (l’associazione brianzola che raccoglie le guide turistiche territoriali) e realizzato grazie a un contributo della Fondazione Cariplo, il “progetto A come Abegg”: "In realtà abbiamo portato avanti tanti progetti, questo è quello finale: la realizzazione di una sorta di “sala zero” del museo. Quando ci sarà un accesso diretto dal lago al gelseto, vi sarà la possibilità di un utilizzo anche da parte di passanti e ciclisti".

Per il museo, il gelseto ha un valore particolare, ha proseguito l’assessore ricordando come nella nuova ala un locale sarà interamente dedicato alla bachicoltura. E sarà climatizzato, così da rendere possibile l’allevamento dei bachi da seta per l’intero anno: "Il nostro museo è dunque un’eccezionalità, avendo macchine funzionanti, un settore di bachicoltura e il gelseto con 55 esemplari di 18 varietà provenienti da tutto il mondo: Italia, Cina, India, Giappone, Filippine".

Infine, la vice sindaco Pierangela Maggi ha ricordato appunto come le scelte siano state compiute negli anni Novanta, quando volendo implementare il gelseto si fu lungimiranti pensando appunto di mettere a dimora piante "internazionali". Ha poi spiegato il contenuto dei sei pannelli: un primo riporta la mappa del giardino, un secondo descrive la pianta del gelso e le sue caratteristiche, un terzo ne presenta le varie specie, mentre nel quarto si approfondisce il rapporto con la Brianza dal XV al XX secolo; il quinto è dedicato alla bachicoltura e il sesto ai dialetti, ognuno dei quali ha la sua parola per indicare il gelso (da noi è “moron”), ma tutte derivano dal latino “morus”.

La manifestazione è stata accompagnata anche dai ragazzi della scuola di musica San Francesco di Merate, che hanno eseguito alcuni brani classici e moderni.
D.C.