Piona: motoscafo incendiato e benzina nella baia, a processo

Ad un mese dall'incendio che ha interessato le “sue” auto di servizio, il Comandante della Polizia Locale di Colico Edoardo Di Cesare questa mattina in Tribunale si è trovato ad essere escusso in qualità di testimone in riferimento ad un altro rogo, “vecchio” di due anni, ambientato nel comune dell'Alto Lago. 
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Erano le  5 del mattino del 2 luglio 2022 quando i vigili del fuoco intervenivano al porticciolo di Piona per spegnere le fiamme che già avvolgevano un motoscafo, poi inabissatosi disperdendo nelle acque della baia idrocarburi. Non si trattò ne' di un improbabile episodio di autocombustione ne' di un incidente: l'occhio elettronico installato dall'Autorità di Bacino a presidio degli ormeggi ha infatti ripreso un soggetto arrivare nei pressi della struttura in sella ad un motorino (poi ricondotto ad un Booster), scendere con in mano una tanica e percorrere il molo per poi uscire dall'inquadratura e riapparire successivamente, allontanandosi senza il contenitore, lasciandosi alle spalle i primi bagliori dell'incendio per cui ora si trova a processo Giuseppe R., per tutti in paese “il Biondo”. E' chiamato a rispondere del reato di “Danneggiamento seguito da naufragio” nonché di “Inquinamento ambientale” al cospetto del collegio giudicante presieduto dalla dottoressa Bianca Maria Bianchi con a latere le colleghe Martina Beggio e Giulia Barazzetta. A lui, è arrivata proprio la PL di Colico, sostanzialmente “guidata” dal “detto non detto” del cittadino svizzero che aveva in uso il natante e dal “tam-tam” di paese alimentato, con ogni probabilità, dallo stesso, come si appurerà alla prossima udienza, quando l'uomo – che quest'oggi non si è presentato in Aula pur citato, esattamente come il connazionale che risultata proprietario del motoscafo – sarà nuovamente convocato per essere sentito. Parrebbe che lo stesso abbia avuto una relazione extraconiugale con la moglie di un caro amico del “Biondo”, con il marito tradito che avrebbe poi deciso di vendicarsi incaricando l'odierno imputato di fare il lavoro sporco. Non riscontrati elementi a carico del presunto “mandante”, nel frattempo deceduto, sono invece stati trovati e posti in sequestro a casa di Giuseppe R. sia un Booster – da lui stesso indicato come delle figlia, interloquendo quest'oggi con il collegio tramite spontanee dichiarazioni – sia, in prossimità del ciclomotore, un giubbino con una scritta catarifrangente sul petto che potrebbe giustificare il luccichio notato dalla PL nell'analizzare il video – non di ottima qualità – estrapolato dal sistema di videosorveglianza, con l'andatura del soggetto ripreso indicata tra l'altro da Di Cesare come compatibile con quella del colichese, reso claudicante da una protesi.
“Interrogato” dal sostituto procuratore Simona Galluzzo - non riuscita a introdurre come documento la relazione redatta dall'Arpa dopo l'incendio per l'opposizione dell'avvocato Tiziana Bettega, difensore dell'imputato – il Comandante ha sintetizzato anche il “danno” provocato dalla fuoriuscita di idrocarburi, in un'area – quella appunto della baia di Piona – che ha etichettato come sottoposta a tutela ambientale e paesaggistica, con le sostanze inquinanti prima contenute e poi assorbite dalle apposite barriere posizionate per evitarne la dispersione, permettendo di ritirare, dopo una settimana, l'ordinanza con cui prontamente la sindaca Monica Gilardi aveva vietato la balneazione, a tutela dei fruitori della vicina spiaggia, sempre particolarmente frequentata nei mesi estivi.
Si tornerà ora in Aula il prossimo gennaio, per il proseguo dell'istruttoria, con particolare interesse per ciò che dirà il conduttore del motoscafo andato a picco. Alla sua deposizione è stata tra l'altro subordinata l'eventuale escussione – chiesta sia dalla difesa sia della Procura – dei due gestori di un chiosco e di un consigliere comunale che, secondo Di Cesare, avrebbero indicato nel “Biondo” il responsabile dell'accaduto, indirizzando le indagini, pur senza sottoscrivere alcun verbale, “imbeccati” proprio dallo svizzero che, anche con il Comandante, avrebbe dapprima “giocato”, fornendogli “indizi” per risalire al soggetto con cui aveva avuto problemi e da lì alla mano dell'incendiario, convincendosi solo in un secondo momento a ufficializzare le proprie dichiarazioni.
A.M.
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