Galbiate: il velo della solitudine sulla vicenda del cadavere 'occultato'

Per i risultati degli accertamenti disposti dalla Procura - a cominciare dall'esame autoptico sulla salma - ci vorrà tempo. Ma, ad oggi, non sembrerebbe esserci alcun "giallo dell'estate" nella vicenda del ritrovamento, giovedì scorso, del corpo senza vita di Angelo Spreafico, il galbiatese, classe 1963, rimasto, quasi sicuramente, almeno un paio d'anni nel suo letto, dopo essere spirato, si ritiene, per morte naturale.
Subito accesi sul fratello con cui l'uomo condivideva la bifamigliare di via Sant'Alessandro dove è stata fatta la macabra scoperta, i riflettori non porteranno, con buona probabilità, a lumeggiare nulla di così "surreale" come, con un altro copione, una storia di questo genere potrebbe portare a ipotizzare, tra interessi economici e risvolti psichiatrici. 
Angelo Spreafico, da anni ormai, aveva perso il lavoro dopo essere stato licenziato dalla Casartelli: ossessionato dal covid e dalla possibilità di venir contagiato, aveva trovato "rifugio", nel tam-tam di paese, nel suo appartamento, al piano superiore della palazzina di famiglia, senza poter contare dunque né su uno stipendio, né - non avendone maturato il diritto - su una pensione tale da garantirgli quantomeno un'entrata mensile. 
Lavorava e poteva dunque godere di una propria autonomia finanziaria, invece, suo fratello, tre anni più giovane, residente al piano inferiore, oggi iscritto - come atto dovuto - nel registro degli indagati dalla Procura: non ha segnalato il decesso del 62enne e ha continuato la sua vita di sempre, senza che nessun altro, per un lungo lasso di tempo, si preoccupasse delle sorti di "Angelone". 
Ed è dunque, forse, quello della solitudine l'unico velo che avvolge la vicenda: due uomini soli gli Spreafico, "marelli" entrambi, per dirla con un termine dialettale ormai desueto ma che rende più di "single" il concetto, senza nessuno attorno, né parenti né amici; non seguiti nemmeno dai servizi sociali, non avendo comunque mai manifestato difficoltà tali da richiedere il supporto del Comune, intervenuto solo ad epilogo, per Angelo, già scritto da tempo, accedendo all'abitazione, giovedì, con i Carabinieri.
Ne' ai militari, ne' agli operatori, il fratello superstite è riuscito a fornire una spiegazione del suo non essersi comportato come richiesto in caso di un decesso in casa ("occultamento di cadavere", salvo errori, potrebbe essere l'ipotesi di reato a lui ascritta al momento). Potrebbe, "semplicemente", non aver voluto prendere contezza di essere rimasto davvero solo, alla morte dell'unico suo affetto.
Ora lo assistono gli avvocati Alessandra Carsana e Ester Invenizzi, a loro volta in attesa di poter avere accesso alle risultanze delle verifiche ordinate dalla Procura, per aver conferma dell'assenza di ulteriori "nebbie" in questo dramma emerso sotto il sole d'agosto.
"Tutti gli elementi ad oggi a noi noti escludono scenari che ascrivano al nostro assistito condotte diverse dalla incapacità di affrontare  la scomparsa del fratello dovendosi imputare, allo stato, la vicenda  esclusivamente alla piaga della solitudine" la precisazione dei due legali. "Auspichiamo che la scrupolosa attività promossa degli inquirenti definisca nel minor tempo possibile gli accadimenti, restituendo al nostro assistito la necessaria tranquillità per affrontare il proprio dolore".
A.M.
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