Lecco: mini-tour per i cimiteri di Rancio e Laorca, sulle tracce di... bellezze nascoste

Le cose belle che si hanno sotto gli occhi si è portati a trascurarle e, se si tratta poi di manufatti inseriti in cimiteri, il rischio è quello di non accorgersene proprio. Eppure la città di Lecco vanta non uno ma ben tre campi santi di grande rilievo: il Monumentale, quello di Rancio e quello di Laorca. Così, nelle giornate del 30 e 31 maggio, in onore della settimana dei cimiteri più significativi d'Europa, che cade ogni anno alla fine di questo mese, Tiziana Rota e Laura Valsecchi hanno accompagnato i curiosi all'interno delle tre strutture raccontandone la storia e mettendone in rilievo le bellezze artistiche.

A sinistra Tiziana Rota

Ad aprire il tour, nel pomeriggio di sabato, è stato il Monumentale di Lecco, luogo della memoria privata e collettiva della città, divenuto nel 2010 uno dei quarantanove cimiteri della Route Europea grazie al lavoro svolto dall'Associazione Amici dei Musei del territorio lecchese, che si è preoccupata di documentarne l'imponenza e le peculiarità da far conoscere anche al di fuori del nostro Paese. Il mattino seguente, invece, alle 10.30, Tiziana Rota ha guidato i presenti alla visita del cimitero di Rancio, che ha contribuito ad ampliare il ricco programma della “PrimaVera Festa”, svoltasi in onore del quartiere.

Situato a fianco del Santuario, il cimitero rancese è uno dei più antichi di Lecco: le ricerche condotte dalla Rota negli archivi comunali, infatti, hanno testimoniato l'esistenza del complesso cimiteriale già dal 1836 e, nel tempo, le opere di ristrutturazione hanno contribuito all'ottima conservazione dello stesso. “Nel 1976 l'intervento della Parrocchia e dei parrocchiani ne ha permesso la ristrutturazione: i cipressi sono stati sostituiti, il cimitero viene ampliato e le cappelle già ristrutturate vengono corredate da questa splendida Via Crucis in bronzo, il che ha comportato un investimento certo più cospicuo ma in grado di garantire maggior resistenza” ha raccontato l’esperta. 

Ad attirare l'attenzione dei residenti, e non solo, su questo cimitero,  è però il fatto che esso ospita le tombe di molti alpinisti rancesi, da Luigi Castagna, appartenente ai Ragni di Lecco e morto nell’estate del 1951 in Grignetta, a Carlo Mauri e Casimiro Ferrari. I punti di riposo degli alpinisti defunti, infatti, non sono semplici tombe, ma luoghi la cui composizione lega in maniera indissolubile, oltre la morte, l'alpinista alla sua passione per la montagna. E' così la tomba di Luigi Castagna, in cui la classica lastra è sostituita da una roccia che rimanda alla montagna, ed è così anche per quella di Carlo Mauri, sopra la quale s'impone un giardinetto da cui spuntano gli Anemoni pronti a fiorire.

Lungo il cimitero, le cappelle della via Crucis ne contornano il bordo e, al loro interno, si possono ammirare i rilievi di Enrico Manfrini, artista figurativo autore di manufatti lineari, pregevoli, caratterizzati da uno stile molto personale. Proseguendo nella visita, Tiziana Rota ha spiegato nei dettagli la bella scultura di Luigi Milani, sperimentatore lecchese di stili azzardati, che ritrae il Cristo attorniato dagli Angeli della Resurrezione e dall'Angelo Annunciatore e si è soffermata poi su altre sculture tra cui la Figura della Dolente, di Giuseppe Mozzanica, che rappresenta una donna mentre elabora il lutto del defunto.  Oltre alle statue e alle decorazioni di rilievo, il cimitero di Rancio vanta anche delle bellissime tombe a pareti sulle quali, consiglia la stessa Rota, sarebbe bene vigilare con attenzione.

Da Rancio a Laorca, pochi minuti di macchina per giungere all'altro camposanto di rilievo: il cosiddetto Sacromonte, entrato anch'esso nel 2010 a far parte della Route Europea grazie all'opera di valorizzazione di Tiziana Rota. Il complesso monumentale di Laorca, insediato ai piedi della montagna, è un ambiente fortemente suggestivo, fatto di grotte, di rocce calcaree, di anfratti di speroni rocciosi.

“Tre sono le grandi grotte di questa zona” ha spiegato  Laura Valsecchi, la guida. “La più imponente è quella di San Giovanni, in prossimità del cimitero, da cui è possibile ammirare un fantastico panorama e dalle cui rocce sgorga un'acqua considerata miracolosa dalla tradizione popolare”. Questa grande area rocciosa, di fatto, ospita il cimitero, che nella parte superiore annovera, tra gli altri, il monumento a Don Valentino Crotta, quello a Augusto Gianola e la Pietà, mentre nella parte inferiore il monumento Bolis, il monumento Falk e la scultura denominata “Crocifisso”.

Per quanto riguarda la Via Crucis,  costruita nel 1765, essa porta oggi gli affreschi del pittore lecchese Paolo Gerosa e risale il cimitero fino a giungere alla Chiesa cimiteriale di San Giovanni ai Morti, una delle più antiche di Lecco,  dove sono visibili stucchi risalenti al 1638, nicchie con sculture a tutto tondo  e che custodisce al suo interno l'affresco di età tardo-barocca “Nascita di San Giovanni Battista”, la statua del Beato Giobbe, protettore dell'allevamento del baco da seta, la statua della Madonna del Carmine e altre bellezze. Infine, nello Scrurolo, spiccano le lapidi in memoria ai Caduti della Montagna. Ed è datato 1992 il Monumento ai Caduti della guerra del '15-'18, apposto tra la facciata della chiesa cimiteriale e la parete rocciosa, ultima tappa del nostro insolito giretto domenicale ricco di “scoperte”…
Giulia Achler
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