UP – seconda stagione/15: in Valle Spluga il “rifugio dei lecchesi” e il Pizzo Spadolazzo
Il rifugio dei lecchesi. Lo definisce così il suo gestore, Luigi Pozzebon. “Ho visto più lecchesi qui che quando facevo il rifugista alla Capanna Monza sul Resegone”. Stiamo parlando del Rifugio Bertacchi al Lago d’Emet, in Alta Valle Spluga. Ed effettivamente capita di trovare tanti frequentatori lecchesi.
Nella prima stagione di UP – Un Percorso abbiamo visto il sentiero per arrivarci partendo dal Lago di Montespluga. Stavolta invece partiremo da Madesimo, ma è non tutto: infatti, non ci fermeremo al rifugio, ma continueremo fino alla vetta del Pizzo Spadolazzo, sul confine con la Svizzera.
Il sentiero che vedremo per salire da Macolini (frazione di Madesimo) al Rifugio Bertacchi è abbastanza ripido, ma non presenta difficoltà tecniche. Invece la salita alla vetta al Pizzo Spadolazzo è decisamente impegnativa, sia per pendenze, sia per fondo (sfasciume roccioso), sia per esposizione (l’ultimo tratto è molto aereo e assolutamente sconsigliato a chi soffre di vertigini).
Partenza: loc. Macolini, Madesimo (1.664m slm)
Arrivo: Pizzo Spadolazzo (2.722m slm)
Lunghezza: circa 6 km
Dislivello: circa 1.200 metri
Durata totale: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: Molto Impegnativo
Adatto ai bambini: dagli 8 anni solo fino al Rifugio Bertacchi
Arriviamo con l’auto alla località Macolini, nel comune di Madesimo (Via Emet). Superiamo un gruppo di case e troviamo alla fine della strada uno spiazzo sterrato dove è possibile parcheggiare gratuitamente.
Iniziamo a camminare, in direzione dell’imponente sagoma del Pizzo Spadolazzo che intravediamo davanti a noi. Questo primo tratto è pressoché pianeggiante, tra i prati a pascolo nel vallone del Torrente Scaloggia. Dopo circa 15 minuti giungiamo a un ben evidente bivio e a questo punto svoltiamo a destra. Inizia ora una ripida salita a tornanti stretti, con pendenze decisamente sostenute. Passiamo a fianco di una cascata formata dal torrente che scende dal soprastante Lago di Emet. Non ci sono deviazioni e non ci resta quindi che salire a testa bassa.
Dopo un’ora di salita, finalmente iniziamo a intravedere la fine della salita e infatti il sentiero si ammorbidisce e in lontananza si vede la sagoma del rifugio con alle sue spalle il Pizzo Spadolazzo. Dopo circa 1 ora e 20 minuti arriviamo infine al Rifugio Bertacchi, dove ci possiamo prendere una pausa ammirando il bel Lago di Emet ai piedi dell’edificio.

Una volta riposati, possiamo riprendere la salita. Andiamo in direzione del lago, come per girarci intorno. Seguiamo per il Passo di Emet, che è poi il confine con la Svizzera. Saliamo con pendenze abbastanza tranquille e troviamo un bivio. Qui svoltiamo a sinistra e troviamo un secondo laghetto, ben più piccolo del precedente.
Ora il sentiero è solo uno e non ci resta che salire. In breve arriviamo a un terzo lago (leggermente più grande del precedente). Il paesaggio si fa più roccioso e le pendenze più ripide. Dopo poco, il sentiero si sovrappone al confine con la Svizzera, segnalato da dei bollini gialli (a ricordarci quanto sono arbitrari i confini). La salita si fa via via più impegnativa.
Quando è passata un’ora e mezza dal rifugio, ci troviamo a una quota di circa 2.500 metri e ci prepariamo ad affrontare l’ultimo, ripidissimo pendio prima della vetta. In questo tratto bisogna prestare particolare attenzione al fondo, molto sassoso e instabile. In circa 30 minuti raggiungiamo l’aerea cresta che, con alcuni passaggi molto esposti, in breve ci porta alla croce di vetta (2.722m slm). La salita da Madesimo dura circa 3 ore e 30 minuti a passo medio.
Il panorama da qui è bellissimo! Si può ammirare la conca del Lago di Montespluga, con tutte le imponenti cime che lo circondano, e anche la valle di Madesimo.
Per scendere ci sono alcune impegnative opzioni ad anello. Noi consigliamo di tornare al Rifugio Bertacchi con lo stesso percorso dell’andata. A questo punto, per variare un po’, possiamo prendere il sentiero per Montespluga fino alla località Anfossi (dove si trova la cava) e da lì scendere nel vallone e costeggiare il fiume fino al parcheggio (in questo caso, lunghezza totale 14,7 km e percorrenza totale di circa 6 ore).
Nella prima stagione di UP – Un Percorso abbiamo visto il sentiero per arrivarci partendo dal Lago di Montespluga. Stavolta invece partiremo da Madesimo, ma è non tutto: infatti, non ci fermeremo al rifugio, ma continueremo fino alla vetta del Pizzo Spadolazzo, sul confine con la Svizzera.
Il sentiero che vedremo per salire da Macolini (frazione di Madesimo) al Rifugio Bertacchi è abbastanza ripido, ma non presenta difficoltà tecniche. Invece la salita alla vetta al Pizzo Spadolazzo è decisamente impegnativa, sia per pendenze, sia per fondo (sfasciume roccioso), sia per esposizione (l’ultimo tratto è molto aereo e assolutamente sconsigliato a chi soffre di vertigini).
Partenza: loc. Macolini, Madesimo (1.664m slm)
Arrivo: Pizzo Spadolazzo (2.722m slm)
Lunghezza: circa 6 km
Dislivello: circa 1.200 metri
Durata totale: 3 ore 30 minuti
Difficoltà: Molto Impegnativo
Adatto ai bambini: dagli 8 anni solo fino al Rifugio Bertacchi
Arriviamo con l’auto alla località Macolini, nel comune di Madesimo (Via Emet). Superiamo un gruppo di case e troviamo alla fine della strada uno spiazzo sterrato dove è possibile parcheggiare gratuitamente.
Iniziamo a camminare, in direzione dell’imponente sagoma del Pizzo Spadolazzo che intravediamo davanti a noi. Questo primo tratto è pressoché pianeggiante, tra i prati a pascolo nel vallone del Torrente Scaloggia. Dopo circa 15 minuti giungiamo a un ben evidente bivio e a questo punto svoltiamo a destra. Inizia ora una ripida salita a tornanti stretti, con pendenze decisamente sostenute. Passiamo a fianco di una cascata formata dal torrente che scende dal soprastante Lago di Emet. Non ci sono deviazioni e non ci resta quindi che salire a testa bassa.


Una volta riposati, possiamo riprendere la salita. Andiamo in direzione del lago, come per girarci intorno. Seguiamo per il Passo di Emet, che è poi il confine con la Svizzera. Saliamo con pendenze abbastanza tranquille e troviamo un bivio. Qui svoltiamo a sinistra e troviamo un secondo laghetto, ben più piccolo del precedente.



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