Un Medfest sempre più attuale, strizzando l’occhio al gotico. Presentato il programma

Il “via” venerdì 29 agosto da Chiavenna con le musiche per organetto portativo medievale eseguite da Cristina Alìs Raurich (replicate la sera dopo a Barzio) e conclusione il 14 ottobre a Lecco con lo scrittore Roberto Piumini e il Decamerone del Boccaccio, rivolto in particolare alle scuole ma aperto a tutti. Parte la quarta edizione del Medfest, il festival di musica, teatro, incontri e cinema dedicato al Medioevo, una rassegna ormai non più solo locale ma lombarda, visto che quest’anno le province coinvolte sono ben sette con un’importanza sempre maggiore di Monza anche se Lecco, culla della manifestazione, resta naturalmente sede di riferimento. Non a caso la presentazione ufficiale è avvenuta, questa mattina, a Palazzo delle paure.
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Motore dell’iniziative resta l’associazione “Res Musica” e la direttrice artistica è ancora Ancilla Oggioni che si avvale naturalmente della collaborazione di Angelo Rusconi, il musicologo lecchese fin dagli esordi anima della rassegna. Con loro, alla presentazione sono intervenuti le assessore alla cultura dei Comuni di Lecco (Simona Piazza), Monza (Arianna Bettin) e Chiavenna (Elena Tam), la presidente della Fondazione comunitaria del Lecchese Maria Grazia Nasazzi, a rappresentare le Province di Lecco e Monza rispettivamente Mattia Micheli e Luca Santambrogio, nonché il consigliere regionale Giacomo Zamperini.
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Complessivamente, il festival si articola in 25 appuntamenti, undici dei quali nel Lecchese. Le altre province coinvolte, oltre a Monza, sono Bergamo, Brescia, Como, Pavia e Sondrio. Filo conduttore dell’edizione il “gotico”  a fungere da collegamento tra un certo periodo del Medioevo e i cosiddetti “medievalismi” dei secoli successivi fino ai nostri giorni secondo interpretazioni differenti e a volte contraddittorie secondo questo o quel contesto storico.
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Nel presentare il “cartellone”, Ancilla Oggioni ha sottolineato come il periodo del festival si sia dilatato e preveda una prima parte dedicata appunto al periodo medievale e una seconda ai “goticismi”.
Per quanto riguarda, la parte “storica”, ci sarà la musica (l’organetto portativo, la grande polifonia delle cattedrali gotiche, la messa “Ecce ancilla Domini” di Guillaaume du Foy, i carmina burana, il canto gregoriano, il “Canto della Sibilla”), ma si rifletterà anche sulle figure di Abelardo ed Eloisa e di Tommaso d’Aquino: in programma anche una serata al castello di Lardirago in provincia di Pavia con, teatro, musica e cena medievale, una visita alla Torre del Borgo di Villa d’Adda in provincia di Bergamo con musici, giullari e studiosi, un’escursione alla chiesa di San Miro a Sorico in provincia di Como per lo spettacolo teatrale e musicale dedicato alla vita e ai miracolo di san Miro Eremita.
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Il capitolo moderno comprenderà conferenze sul Manzoni “gotico”, sugli echi del gotico nella musica del Novecento, sui neogoticismi lombardi nei territori di Varese e Lecco, sull’immagine e l’immaginario fino ai fumetti e ai nuovi media; una visita all’architettura neogotica e neoromanica lecchese (il santuario della Vittoria, quello acquatese della Madonna di Lourdes, la chiesa parrocchiale della Bonacina), una gita con visita ai castelli neogotici del Bresciano (il Castello Bonoris a Montichiari e la Casa del Podestà a Lonato), un film (“Gothic” di Ken Russell).
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Da parte sua, Angelo Rusconi ha voluto sottolineare come le sedi scelte per concerti e spettacoli non siano casuali. Le iniziative ospitate infatti sono per la gran parte studiate appositamente per quel luogo. Ne è un esempio particolare l’appuntamento di Sorico con San Miro che ha visto un approfondimento della figura del beato Miro di Canzo consultando gli antichi scritti conservati nelle biblioteche così da poterne restituire un ritratto il più fedele possibile. Quindi un progetto che viene studiato di volta che è una maniera di far parlare le pietre
Ciò significa – ha proseguito Rusconi – che il legame con il territorio non è solo una ricerca di contributi, ma un progetto culturale che viene costruito assieme.
«“Gotico” – ha poi spiegato - è una parola inizialmente utilizzata in senso spregiativo nel corso del Rinascimento quando si era ritornati all’armonia dell’età classica. Derivava dai Goti perché erano i barbari di tutti. Ma senza il gotico non potremmo pensare la cultura moderna: le università, la teologia, la filosofia, figure anche controverse come Abelardo, la nascita della grande polifonia, per arrivare al romanzo gotico tra Settecento e Ottocento, inizialmente ambientato nel Medioevo e poi anche in secoli successivi mantenendo certe atmosfere, come ancora oggi nella musica metal e nel fumetto».
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E’ stata inoltre messa a fuoco la “connessione” – come l’ha definita l’assessore lecchese Simona Piazza – con altre manifestazioni. La conferenza dedicata al Manzoni “gotico” (il 3 ottobre alle 17,20 all’Officina Badoni) costituirà anche l’evento d’apertura della tradizionale rassegna autunnale di “Lecco, città dei Promessi sposi”, così come l’appuntamento alla basilica di Agliate a Carate Brianza (il 12 ottobre alle 16,30 con il Canto della Sibilla) farà da ponte con sessione autunnale di “Ville Aperte”, l’iniziativa promossa dalla Provincia di Monza e ormai estesa ad altri territori circostanti.
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L’assessore monzese Bettin ha rilevato come il festival contribuisca a sfatare pregiudizi ancora diffusi sul Medioevo come un’età chiusa in se stessa, mentre l’assessore chiavennasca Tam ha ricordato come nel medioevo Chiavenna sia stata la Dogana d’Italia, chiave tra Alpi Retiche e Lepontine, punto di passaggio tra l’Italia e il Centro Europa.
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La presidente Nasazzi ha parlato della rassegna come di un’esplosione di bellezza, di un festival in movimento che incuriosisce anche i non addetti ai lavori perché è rivolto a tutti e in particolare a chi vuol sapere qualcosa di sé. Perché «gli edifici gotici sono stati costruiti per farti alzare lo sguardo».
Nasazzi ha però anche voluto soffermarsi sull’importanza del Fondo “Arti dal vivo” lanciato in occasione della pandemia per sostenere le associazioni culturali che, nel periodo di clausura totale, rischiavano di restare senza introito alcuno e quindi di chiudere i battenti: il covid – ha detto – ci ha aiutato a guardare oltre, a non fermarci a vedere il momento tragico. Nel corso degli anni successivi, il Fondo ha avuto un importante riscontro per il territorio e ciò ha confermato l’importanza dell’unire le forse, perché da soli non si ottengono risultati.
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Il vicepresidente della Provincia di Lecco Micheli si è soffermato sull’aspetto che il Medfest non è un evento calato dall’alto, ma frutto di una collaborazione tra enti e associazioni, una collaborazione che contribuisce alla valorizzazione del territorio e del suo patrimonio materiale e immateriale. E quando le istituzioni lavorano insieme il patrimonio può diventare il futuro.
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Per la Provincia di Monza,  Santambrogio ha valorizzato il legame tra Medfest e “Ville aperte”, ricordando come la sessione autunnale sia quella più importante con l’apertura al pubblico complessivamente di 260 beni, mentre quella primaverile sia dedicata soltanto alle cosiddette ville di delizia, le case brianzole per la villeggiatura dei nobili e dei borghesi milanesi, peraltro candidate al riconoscimento di patrimonio Unesco.
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Infine, il consigliere regionale Zamperini ha espresso l’intento che, per il prossimo anno, il festival coinvolga tutte le province lombardo, diventando così un volano per l’intera regionale al fine di valorizzare i luoghi di pregio che abbiamo e spesso non sono conosciuti.
Quasi tutti gli appuntamenti del Medfest sono a ingresso gratuito, ad esclusione di due iniziative: la Sera al castello del 6 settembre a Lardirago dove è prevista la cena medievale a pagamento e la gita ai castelli del bresciano del 27 settembre. Per tutte le iniziative è  comunque prevista la prenotazione obbligatoria sul sito del festival.
Programma completo, informazioni e prenotazioni:
https://www.medfestlombardia.com/home
D.C.
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