Barzio: tra immagine e immaginario, si è aperto il MedFest (sulle note dell'organetto)
E’ iniziata la quarta edizione del Medfest, la rassegna non solo musicale dedicata al medioevo e che si avvia a diventare di respiro sempre più lombardo: dagli esordi pressoché solo lecchesi di quattro anni fa, infatti, ora l’iniziativa tocca ben sette province della nostra regione.


E infatti “Fascinaciòn organetto”, l’evento inaugurale con la musicista spagnola Cristina Alìs Raurich all’organetto portativo ha visto una doppia replica: venerdì sera a Chiavenna e ieri sera nella chiesa parrocchiale di Barzio dove è stata preceduta nel pomeriggio dalla conferenza dello storico Pietro Sorace sull’immaginario medievale nella modernità, tenutasi a Palazzo Manzoni.
Del resto, la stessa esibizione di Raurich è stata una vera e propria conferenza-concerto in cui sono state illustrate le particolarità e le potenzialità dell’organetto portativo, un organo di piccole dimensioni – portatile appunto - ideato nel XIII secolo, suonato fino al XV e poi praticamente scomparso, soppiantato dai grandi organi che ancora si ascoltano nelle nostre chiese. Nessun esemplare è infatti sopravvissuto.


E’ stato guardando i dipinti dell’epoca – in cui tale strumento compare più volte – che i musicologi e gli organari sono riusciti a ricostruirlo e a recuperarne le sonorità dell’epoca. Grazie anche al ritrovamento di documenti che ne descrivevano i particolari, nonché a un corposo manuale liturgico di un monaco tedesco.

Raurich ha presentato brani della liturgia per Santa Cecilia e altri di carattere profano, oltre ad eseguirne alcuni moderni (anche Ennio Morricone della colonna sonora di “Nuovo cinema Paradiso”) per sottolineare la versatilità dello strumento.


Il concerto barziese, come detto, è stato preceduto dalla conferenza di Pietro Sorace (storico e divulgatore) su “L’immagine e l’immaginario. Il Medioevo dal fumetto ai nuovi media”.

Dopo la presentazione da parte di Ancilla Oggioni, introducendo Sorace, il musicologo Angelo Rusconi ha sottolineato come, in tema di divulgazione storica e artistica, l’Italia abbia un grosso problema: «L’accademia ha sempre avuto la puzza sotto il naso, a differenza di quanto succede all’estero, soprattutto nei Paesi anglosassoni».

Ha ricordato, per esempio, le tante critiche rivolte al giornalista Indro Montanelli quando scrisse una “Storia d’Italia” che peraltro ebbe un enorme successo editoriale. Gli storici ne sottolinearono la gran mole di errori. Alle critiche, Montanelli rispose che quella storia non avrebbe dovuto scriverla lui, che era un giornalista: avrebbero bensì dovuto pensarci molto prima gli stessi storici.
Da parte sua, Sorace, ha ammesso le difficoltà nel dialogo con l’accademia, ma ha anche rilevato come la divulgazione sia andata avanti. Senza pensare solo a Piero e Alberto Angela, in questi ultimi anni i festival storici si sono moltiplicati. Si veda l’esempio del successo di uno storico come Alessandro Barbero: è un successo di pubblico che non deriva dal suo lavoro universitario ma proprio dalla partecipazione ai festival. E adesso si preparano giovani divulgatori perché si è capito che se siamo in un’università e non si fa vedere all’esterno quel che si fa, a che serve tutto l’impegno?

In quanto al tema – “Immagine e immaginario” – ancora Rusconi ha definito la conferenza di Sorace una chiave di lettura dell’edizione di quest’anno del Medfest, il legame tra la prima parte della rassegna, dedicata al medioevo vero e proprio, e la seconda che guarda invece a come il medioevo sia visto e “vissuto” oggi.
Sorace ha esordito soffermandosi sul fatto che ognuno di noi ha una propria idea di medioevo e trattandosi di mille anni di storia, è probabile che nessuno abbia un parere uguale a quello di un altro. Per quanto l’immaginario più diffuso sia quello di battaglie e cavalieri e una certa concezione di amore. E infatti: “Le donne i cavalier, l’arme e gli amori”. E’ l’incipit dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Opera del Cinquecento. Ma è nell’Ottocento che si pone come punto di riferimento per il “medievalismo” moderno. Nel Rinascimento, del resto, il medioevo non era nemmeno preso in considerazione, poi c’è stato il buio, fino a quando il Romanticismo lo ha riletto e reinterpretato. L’Ariosto, ma anche Dante. Con gli illustratori che hanno sostanzialmente anticipato il fumetto: «Non c’è la nuvoletta, ma il concetto è quello».

Sorace ha spiegato come dall’Ottocento una certa idea di medioevo – fonte di leggende e di miti, di draghi e di mostri – sia arrivata ai nostri giorni attraverso i fumetti, appunto, e poi i cartoni animati, le serie televisive, i film, i videogiochi, per arrivare all’esperienza immersiva dei visori tridimensionali. Con alcuni cambi di prospettiva. Se nell’Ottocento lo sguardo sul medioevo era europeo, nel Novecento si impone quello americano che interpreta l’età medievale secondo i canoni americani: il mito dell’uomo che si fa da sé, ma nel contempo sempre al servizio di un’autorità. E quindi una concezione verticistica. Quando forse nel medioevo c’era forse una maggiore possibilità di essere liberi, di scelte individuali.

Sia in Europa che in America, comunque, prevale quasi sempre un medioevo fantastico rispetto a quello reale. Però – ha concluso Sorace – non bisogna demonizzare le apparecchiatura digitali: i giochi come i film e le serie Tv educano, offrono comunque un’infarinatura che può trasformarsi nella voglia di approfondire.
E infatti “Fascinaciòn organetto”, l’evento inaugurale con la musicista spagnola Cristina Alìs Raurich all’organetto portativo ha visto una doppia replica: venerdì sera a Chiavenna e ieri sera nella chiesa parrocchiale di Barzio dove è stata preceduta nel pomeriggio dalla conferenza dello storico Pietro Sorace sull’immaginario medievale nella modernità, tenutasi a Palazzo Manzoni.
E’ stato guardando i dipinti dell’epoca – in cui tale strumento compare più volte – che i musicologi e gli organari sono riusciti a ricostruirlo e a recuperarne le sonorità dell’epoca. Grazie anche al ritrovamento di documenti che ne descrivevano i particolari, nonché a un corposo manuale liturgico di un monaco tedesco.
Raurich ha presentato brani della liturgia per Santa Cecilia e altri di carattere profano, oltre ad eseguirne alcuni moderni (anche Ennio Morricone della colonna sonora di “Nuovo cinema Paradiso”) per sottolineare la versatilità dello strumento.
Il concerto barziese, come detto, è stato preceduto dalla conferenza di Pietro Sorace (storico e divulgatore) su “L’immagine e l’immaginario. Il Medioevo dal fumetto ai nuovi media”.
Dopo la presentazione da parte di Ancilla Oggioni, introducendo Sorace, il musicologo Angelo Rusconi ha sottolineato come, in tema di divulgazione storica e artistica, l’Italia abbia un grosso problema: «L’accademia ha sempre avuto la puzza sotto il naso, a differenza di quanto succede all’estero, soprattutto nei Paesi anglosassoni».
Ha ricordato, per esempio, le tante critiche rivolte al giornalista Indro Montanelli quando scrisse una “Storia d’Italia” che peraltro ebbe un enorme successo editoriale. Gli storici ne sottolinearono la gran mole di errori. Alle critiche, Montanelli rispose che quella storia non avrebbe dovuto scriverla lui, che era un giornalista: avrebbero bensì dovuto pensarci molto prima gli stessi storici.
Da parte sua, Sorace, ha ammesso le difficoltà nel dialogo con l’accademia, ma ha anche rilevato come la divulgazione sia andata avanti. Senza pensare solo a Piero e Alberto Angela, in questi ultimi anni i festival storici si sono moltiplicati. Si veda l’esempio del successo di uno storico come Alessandro Barbero: è un successo di pubblico che non deriva dal suo lavoro universitario ma proprio dalla partecipazione ai festival. E adesso si preparano giovani divulgatori perché si è capito che se siamo in un’università e non si fa vedere all’esterno quel che si fa, a che serve tutto l’impegno?
In quanto al tema – “Immagine e immaginario” – ancora Rusconi ha definito la conferenza di Sorace una chiave di lettura dell’edizione di quest’anno del Medfest, il legame tra la prima parte della rassegna, dedicata al medioevo vero e proprio, e la seconda che guarda invece a come il medioevo sia visto e “vissuto” oggi.
Sorace ha esordito soffermandosi sul fatto che ognuno di noi ha una propria idea di medioevo e trattandosi di mille anni di storia, è probabile che nessuno abbia un parere uguale a quello di un altro. Per quanto l’immaginario più diffuso sia quello di battaglie e cavalieri e una certa concezione di amore. E infatti: “Le donne i cavalier, l’arme e gli amori”. E’ l’incipit dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Opera del Cinquecento. Ma è nell’Ottocento che si pone come punto di riferimento per il “medievalismo” moderno. Nel Rinascimento, del resto, il medioevo non era nemmeno preso in considerazione, poi c’è stato il buio, fino a quando il Romanticismo lo ha riletto e reinterpretato. L’Ariosto, ma anche Dante. Con gli illustratori che hanno sostanzialmente anticipato il fumetto: «Non c’è la nuvoletta, ma il concetto è quello».
Sorace ha spiegato come dall’Ottocento una certa idea di medioevo – fonte di leggende e di miti, di draghi e di mostri – sia arrivata ai nostri giorni attraverso i fumetti, appunto, e poi i cartoni animati, le serie televisive, i film, i videogiochi, per arrivare all’esperienza immersiva dei visori tridimensionali. Con alcuni cambi di prospettiva. Se nell’Ottocento lo sguardo sul medioevo era europeo, nel Novecento si impone quello americano che interpreta l’età medievale secondo i canoni americani: il mito dell’uomo che si fa da sé, ma nel contempo sempre al servizio di un’autorità. E quindi una concezione verticistica. Quando forse nel medioevo c’era forse una maggiore possibilità di essere liberi, di scelte individuali.
Sia in Europa che in America, comunque, prevale quasi sempre un medioevo fantastico rispetto a quello reale. Però – ha concluso Sorace – non bisogna demonizzare le apparecchiatura digitali: i giochi come i film e le serie Tv educano, offrono comunque un’infarinatura che può trasformarsi nella voglia di approfondire.
D.C.