Ferrata Contessi: la riqualificazione vale 135mila euro. Presentato il progetto del CAI

135mila euro per rinnovare la Ferrata Contessi al Monte Due Mani. A tanto ammonta l’ambizioso progetto che è stato presentato ieri sera, 10 settembre, dal CAI di Lecco e dalla Sottosezione di Ballabio in una partecipata serata all’Officina Badoni nel capoluogo. Fondi che tuttavia devono ancora essere trovati, in partnership con la Fondazione Comunitaria del Lecchese.
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“Da quasi un anno svolgiamo monitoraggio, analisi e pianificazione sulla ferrata del Due Mani. Siamo ora al punto di arrivo della prima fase, quella di pianificazione; inizia ora la seconda, con la speranza che possa portare alla realizzazione dell’opera nel 2026” ricorda in apertura della serata Paola Frigerio, presidente della sezione lecchese del Club Alpino Italiano.
Un intervento che sta particolarmente a cuore anche alla Fondazione: “Siamo a fianco del CAI per promuovere la raccolta fondi, per un progetto che si inserisce nel settore “Tutela e valorizzazione natura e ambiente”, fa fatica a essere incrementato” sottolinea la presidente Maria Grazia Nasazzi. “Ed è l’occasione per ricordare una vita giovane come quella di Simone Contessi”.
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Proprio a Simone Contessi – promettente alpinista dei “Malnatt”, un gruppo di giovani nato in seno ai Ragni di Lecco – è dedicata la ferrata, una delle più conosciute e frequentate del territorio e che attualmente è chiusa in seguito ad alcuni smottamenti verificatisi nel mese di agosto. 
“La montagna ha bisogno di manutenzione e di cura continua, che non può essere solo ordinaria. Servono interventi straordinari” commenta il vicepresidente del CAI Lecco, Paolo Colombo. “Il Monte Due Mani è al centro di questo tema, come ad esempio nel caso del bivacco di vetta che è in manutenzione e speriamo di rimettere a posto in autunno”.
Nel corso della serata è stata ripercorsa la storia della via, che ha unito diverse generazioni di alpinisti a partire dal 1980. 
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Bruno Lombardini, uno degli artefici, ricorda che “La sottosezione di Ballabio aveva deciso di fare qualcosa per il Due Mani, sotto a cui si trova. Avevamo uno scopo, perché c’era stato un incidente e volevamo fare qualcosa da dedicare a degli amici”. Prosegue Giosuè Beri: “Andavamo su nel tempo libero, all’inizio c’era tanto entusiasmo. Mettevamo le prime catene e gli ancoraggi tutti con i chiodi normali, non come quelli cementati che si mettono adesso. In seguito il primo pezzo è rimasto chiuso per una decina d’anni, finché negli anni Novanta un gruppo di giovani non ha sistemato la ferrata”.
Uno sprint arrivato in seguito a una spedizione alpinistica sullo Shivling. “Nel 1997, per celebrare l’anniversario della sottosezione di Ballabio, è stata organizzata una spedizione in modo particolare” racconta Alberto Pirovano. “Di esperto c’era Bruno (Lombardini, ndr), tutti gli altri eravamo alle prime esperienze internazionali. Nelle serate in tenda parlavamo della ferrata e al ritorno è nata l’idea di rimetterci mano, anche perché nel frattempo il quadro normativo era più chiaro. Nel 1998 si è rimesso mano alla ferrata con più cognizione”.
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“La ferrata arrivava da 15 anni di dimenticanza” ricorda Andry Dell’Oro. “Nel frattempo si era creato un bel gruppo nel consiglio del CAI Ballabio e tanta gente ha contribuito. Con poco si faceva tanto. Oggigiorno è tempo di rimetterci mano.”
La parola passa al “Calumer”, Giuseppe Orlandi: “Il trasporto veniva effettuato con i muli fin dove potevano arrivare, poi si portavano le catene in spalla fino in alto in modo da trascinarle verso il basso. Ogni mazzo di catena pesava più di 20 chili, non era facile portarlo in giro”.
E dopo un anno di lavori, nel 1999 riapre la ferrata, che viene dedicata in quell’occasione a Simone Contessi. “Era stato allievo della scuola dei Ragni. Il presidente di allora aveva creato una sorta di ‘vivaio’ in un periodo di crisi di vocazione alpinistica sul territorio” spiega Pirovano. “Così nacque il gruppo ‘Malnatt’ di cui faceva parte anche Simone, entrato subito dopo aver finito il corso. Poi un incidente gli costò la vita ed è stato naturale dedicare a lui la ferrata: era di Ballabio ed era un amico. È bello che il suo nome si sia legato alla ferrata, tutti ora la conoscono come ‘Ferrata Contessi’”.
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“Dopo il Covid molta più gente ha iniziato a frequentare la ferrata del Due Mani. Più gente passa e più c’è necessità di controllo” spiega Marco Anemoli, responsabile della Delegazione Lariana del CNSAS – Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico. “L’esigenza è di divulgare sia la sicurezza a livello individuale, come l’uso dell’attrezzatura e il comportamento da tenere in una ferrata, ma c’è anche l’esigenza di uniformare le ferrate alle certificazioni attuali a cui attenersi”.
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Un tema spinoso e complesso, quello delle normative, brillantemente riassunto da Marco Bonaiti, presidente della Kong: “Nella storia delle ferrate, si è studiata l’attrezzatura senza studiare le ferrate. Nel 2015 a livello CE si è iniziato a pensare a una normativa per la costruzione delle ferrate, e non solo per i dispositivi di protezione. È stato un lavoro lungo e complesso che nel 2017 ha portato alla norma EN16869, che sarà in vigore così com’è fino al 2028. È stata una norma importante che ha introdotto tre concetti fondamentali: la sicurezza dei materiali impiegati; il sistema di sicurezza, che prescrive come deve essere fissata la fune e a che distanza devono essere messi i fittoni; un annesso normativo che prescrive le informazioni che devono essere date obbligatoriamente all’inizio e alla fine della ferrata, come la descrizione del percorso, il tempo medio di percorrenza, le vie di fuga e il sentiero di discesa”.
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“Dopo l’approvazione della normativa nel 2017, ci siamo resi conto che su alcune cose deve essere un po’ aggiustata ma per ora le modifiche a livello CE non sono state recepite” prosegue Bonaiti. “La UIAA (Unione internazionale associazioni alpinistiche, ndr) non aveva una sua norma per le ferrate, così abbiamo proposte di scriverne una. Il provvedimento è stato approvato ad aprile e verrà pubblicato tra poche settimane. Ha come punto di partenza la normativa CE ma aggiunge altri requisiti più stringenti”.
“Con il progetto di sistemazione, la Ferrata Contessi sarà una delle prime a utilizzare la normativa con i nuovi requisiti” aggiunge Pirovano. Compreso un dispositivo messo a punto dalla Kong che permetterà di progredire sulla via con minori momenti di stacco del moschettone.
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Lo studio ingegneristico Tommaso Luca Invernizzi ha quindi illustrato il progetto di rifacimento della ferrata. La via parte dalla strada per Morterone a una quota di circa 900 metri e si sviluppa sul versante sudovest del Monte Due Mani. La sua peculiarità è che si compone di cinque diversi segmenti, collegati tra loro da un sentiero non attrezzato. Le catene attualmente presenti verranno sostituite con 650 metri di funi. Anche gli ancoraggi verranno sostituiti con altri a norma e verrà adeguata la cartellonistica.
Il quadro economico dei lavori prevede un importo totale di 135mila euro, di cui circa 95mila per i lavori e poco meno di 40mila a disposizione per eventuali interventi futuri. La voce principale riguarda la manodopera (51mila euro), seguita dai materiali (22mila euro).
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“Vi rassicuro: su 3.500 progetti presentati, solo 20 non hanno raggiunto l’obiettivo” ricorda il segretario generale della Fondazione comunitaria lecchese, Paolo Dell’Oro. “Tra 2019 e 2021 abbiamo co-finanziato l’adeguamento delle tre ferrate di Lecco (Gamma 1, Gamma 2 e Medale, ndr). In quel caso l’obiettivo era simile, 100mila euro a ferrata, ed è stato raggiunto anche grazie al contributo di Comune e Regione. Per la Ferrata Contessi la Fondazione ha già deliberato 20mila euro, che verranno erogati al raggiungimento di 20mila euro raccolti sul territorio. Poi servirà un contributo da parte delle istituzioni e delle aziende del territorio”.
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Giacomo Zamperini, consigliere regionale e presidente della Commissione speciale “Valorizzazione e tutele dei territori montani e di confine” ricorda che la Regione ha messo 2 milioni di euro per migliorare le informazioni sui sentieri lombardi. “Non basta per tutto, ma stiamo lavorando per capire quali fonti di finanziamento si possono prendere. Gli interventi nuovi sono più facili da finanziare perché sono investimenti, la manutenzione rientra nella spesa corrente per cui è più difficile trovare entrate. Ma non fare manutenzione alle ferrate comporta un rischio non solo per la sicurezza, ma anche economico. Oltre alla manutenzione delle infrastrutture serve un percorso formativo e culturale, a partire dalle scuole”.
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“La quasi totalità della Ferrata Contessi è a Ballabio, ma a quattro anni dalla rimessa in servizio delle ferrate di Lecco è misurabile l’attrattività turistica che hanno, con molti gruppi che arrivano anche dall’estero per farle” spiega Mauro Gattinoni, sindaco del capoluogo. “L’attenzione non è solo per le ferrate, ma per tutte le dimensioni della montagna e il Comune di Lecco, insieme alla Fondazione e al CAI, ha messo risorse per la manutenzione ordinaria dei sentieri. È un investimento che ha ritorno”.
Roberto Ferrari, assessore all’urbanistica di Ballabio, oltre a portare i saluti dell’assente sindaco Giovanni Bussola, sottolinea che il comune ha attenzione per questa iniziativa: “L’importanza di questo tipo di sentieri attrezzati travalica i confini comunali e ha respiro provinciale e oltre in ambito turistico. Ballabio può garantire un impegno finanziario, anche se non sufficiente a coprire l’intero progetto”.
Un progetto che sta a cuore anche alla Comunità Montana del Lario Orientale, come ricordato dal presidente dell’assemblea Simone Scola: “Si tratta di un’iniziativa nata con il cuore ed evoluta in qualcosa che fa bene al territorio e alle industrie che lavorano in questo campo”.
In chiusura della serata, la presidente del CAI di Lecco Paola Frigerio, insieme al presidente della sottosezione di Ballabio Lorenzo Crimella, ha consegnato dei fiori ai genitori di Simone Contessi, presenti in sala. Il suo ricordo è vivo, non solo grazie alla ferrata.
Michele Castelnovo
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