Galbiate: una targa laddove è nato 'il missionario'
Via Visconti a Galbiate è una piccola vietta, ai piedi del campanile. Un susseguirsi di case di una volta, a cui si accede solo a piedi. Al civico 7, un secolo fa, nasceva Gianni Corti, il futuro Padre Gianni Corti, divenuto poi "il missionario" che, pur lontano fisicamente, è sempre rimasto nel cuore dei suoi compaesani, per la sua capacità di tessere un legame indissolubile tra la sua comunità d'origine, arroccata all'ombra del monte Barro e la Patagonia, luogo difficile anche solo da collocare sul mappamondo per i più, regione di imprese epiche per i Ragni di Lecco, terra di fango e vento, come dal titolo della mostra allestita per celebrare quello che avrebbe potuto essere il centesimo compleanno del religioso, mancato nel 2013, dopo un'intera vita spesa per e con i più poveri.


Ospitata negli spazi dell'Ossario della Chiesa di San Giovanni Evangelista, in Largo Indipendenza, l'esposizione "racconta" Padre Corti con una serie di pannelli, gli articoli di giornale a lui dedicati, in Italia come in Argentina, le sue stesse lettere - a cominciare dal diario di bordo tenuto durante la prima traversata verso il Sud America, a cavallo tra il 1948 e il 1949 - ed tre distinti filmati, l'ultimo dei quali girato a Comodoro Rivadavia, ai giorni nostri, per testimoniare come quanto costruito e avviato dal sacerdote anni e anni fa, sia ancora in uso, in perfetto stato, al servizio dei bambini e dei più fragili, come quando la missione era portata avanti dal galbiatese. Non stupisce dunque che, in questi giorni, anche nella città argentina, siano state organizzate iniziative in memoria di "Padre Juan".


A Galbiate, il carosello di appuntamenti, è stato proposto dal gruppo "Amici di Padre Corti", con il Comune e la Comunità Montana Val San Martino e Lario orientale. Questo pomeriggio le tre realtà erano rappresentante da Angelo Agostani, Pier Giovanni Montanelli e Antonio Rusconi dinnanzi al civico 7 di via Visconti. Con Carla Corti, sorella di Gianni, i nipoti, i volontari che in oltre 60 anni di missione hanno sostenuto il sacerdote e un bel nugolo di cittadini, alle 16 è stata scoperta la targa che ricorda come lì sia nato il religioso.

"Per noi è un onore" hanno detto gli attuali proprietari dell'immobile, ringraziati per la disponibilità dal sindaco. E sempre Montanelli, nel presentare il "festeggiato", ha ricordato come Padre Corti ha portato la nostra italianità e la nostra cristianità in Patagonia, dicendosi però colpito dal suo essere non solo sacerdote ma anche uomo, capace di prendersi cura dell'altro nella sua interezza. "Non si può spiegare il Vangelo a uno stomaco vuoto", del resto sosteneva.


"Dava idea di essere contento di aiutare gli altri" ha sostenuto poi Rusconi, ricordando di aver conosciuto il salesiano attraverso gli alpinisti, con cui era entrato in relazione nei loro viaggi dalla Grigna alle alture patagoniche. Citando Paolo VI, poi, il Presidente della Comunità Montana, ha definito Padre Gianni come un testimone. "Ha insegnato che si può credere in un mondo meno ingiusto", ha aggiunto, evidenziando altresì come il suo impegno ora interroghi anche noi.
Nel parlare degli sforzi profuso dagli "Amici di Padre Corti" per allestire la mostra, Agostani ha infine bollato come un dovere il ricordare. Con la memoria da oggi aiutata anche dalla targa, con il volto sorridente del missionario, apposta laddove tutto è cominciato.

Padre Gianni Corti. Sotto uno dei pannelli della mostra

Ospitata negli spazi dell'Ossario della Chiesa di San Giovanni Evangelista, in Largo Indipendenza, l'esposizione "racconta" Padre Corti con una serie di pannelli, gli articoli di giornale a lui dedicati, in Italia come in Argentina, le sue stesse lettere - a cominciare dal diario di bordo tenuto durante la prima traversata verso il Sud America, a cavallo tra il 1948 e il 1949 - ed tre distinti filmati, l'ultimo dei quali girato a Comodoro Rivadavia, ai giorni nostri, per testimoniare come quanto costruito e avviato dal sacerdote anni e anni fa, sia ancora in uso, in perfetto stato, al servizio dei bambini e dei più fragili, come quando la missione era portata avanti dal galbiatese. Non stupisce dunque che, in questi giorni, anche nella città argentina, siano state organizzate iniziative in memoria di "Padre Juan".

Angelo Agostani, Pier Giovanni Montanelli, un nipote del salesiano e Antonio Rusconi

A Galbiate, il carosello di appuntamenti, è stato proposto dal gruppo "Amici di Padre Corti", con il Comune e la Comunità Montana Val San Martino e Lario orientale. Questo pomeriggio le tre realtà erano rappresentante da Angelo Agostani, Pier Giovanni Montanelli e Antonio Rusconi dinnanzi al civico 7 di via Visconti. Con Carla Corti, sorella di Gianni, i nipoti, i volontari che in oltre 60 anni di missione hanno sostenuto il sacerdote e un bel nugolo di cittadini, alle 16 è stata scoperta la targa che ricorda come lì sia nato il religioso.

Il momento in cui è stata scoperta la targa

"Per noi è un onore" hanno detto gli attuali proprietari dell'immobile, ringraziati per la disponibilità dal sindaco. E sempre Montanelli, nel presentare il "festeggiato", ha ricordato come Padre Corti ha portato la nostra italianità e la nostra cristianità in Patagonia, dicendosi però colpito dal suo essere non solo sacerdote ma anche uomo, capace di prendersi cura dell'altro nella sua interezza. "Non si può spiegare il Vangelo a uno stomaco vuoto", del resto sosteneva.


"Dava idea di essere contento di aiutare gli altri" ha sostenuto poi Rusconi, ricordando di aver conosciuto il salesiano attraverso gli alpinisti, con cui era entrato in relazione nei loro viaggi dalla Grigna alle alture patagoniche. Citando Paolo VI, poi, il Presidente della Comunità Montana, ha definito Padre Gianni come un testimone. "Ha insegnato che si può credere in un mondo meno ingiusto", ha aggiunto, evidenziando altresì come il suo impegno ora interroghi anche noi.
