Lecco: la centrale dei punti di domanda
La conferenza stampa e l’articolo sulla nuova centrale termica al Caleotto sono impostati come un intervento rassicurante e promozionale da parte della società proponente (AcinqueEG/Silea) che tenta di minimizzare l’impatto ambientale e sociale del nuovo impianto in pieno centro a Lecco. Potrebbe bastare questo per non rassicurarci per niente o non abbastanza. Non vi è una domanda da parte dei giornalisti, non vi sono dati indipendenti, non ci sono parametri a confronto, non vi è nessun aspetto di convenienza economica.
- Le dichiarazioni della stessa società proponente - un po' l'oste che vende il suo vino - evidenziano genericamente di “quantità di emissioni inferiori” e di “sostanze già presenti nei fumi delle caldaie condominiali”, ma, per ora mancano dati quantitativi verificabili: non sono indicate le concentrazioni attese di queste sostanze, polveri sottili o altri inquinanti, né i valori di confronto con gli attuali livelli misurati in città. E su quale sia il breakeven - il punto di pareggio - tra quante caldaiette si dovrebbero spegnere perché la Centrale al Caleotto sia eventualmente a impatto ambientale migliorativo.
- Dire, come si dice che “usciranno le stesse sostanze delle caldaie, ma in quantità inferiore” non è infatti un argomento ambientalmente accettabile non solo a occhi chiusi ma proprio come logica di ragionamento. Il punto non è giocare con le parole o le percezioni e se l’impianto emetta “meno veleno” ma se inserire questo veleno o anche solo questa centrale termica e due megacamini da 25 metri in pieno centro città è proprio cosa buona. Perché le emissioni concentrate in un solo punto e non di gelaterie di lampone che fumano lente ma di metano e altro sono un elemento non secondario perché inevitabilmente, centralizza le emissioni in un’unica zona urbana - non solo industriale ma di case, scuole, ospedali, hub, supermercati, traffico - che significa concentrare i rischi, non eliminarli, creando impatti localizzati più significativi sulla qualità dell’aria e sulla salute dei residenti che piccole emissioni di caldaiette, comunque già a norma, diffuse.
- Proprio perché la centrale termica sorgerà in un’area già complessa, con un carico ambientale preesistente questo andrebbe valutato cumulativamente, non isolatamente. - Affermare poi come ammette la stessa Azienda che “più i camini sono alti più si abbatte la concentrazione di fumi al suolo” è una frase che rivela l’essenza del problema ma in un modo elegante per dire che si disperdono inquinanti nell’atmosfera, non che vengono eliminati.
- Parlare di un futuro utilizzo di “biometano” entro il 2032, ma nessuna garanzia reale è data in realtà su tempi, quantità di forniture, sostenibilità è aleatorio o quasi e intanto, l’impianto nasce alimentato a gas fossile e rifiuti bruciati nel forno di Valmadrera, rifiuti che già oggi importiamo da fuori territorio nella stessa quantità che produciamo qui. Basterebbe evitare l'importazione di questi per arrivare già da subito ai livelli ambientali richiesti a livello internazionale per il 2050.
- Resta totalmente eluso poi nella conferenza stampa sia il punto sul “divieto di installazione a Lecco di nuove attività inquinanti di prima fascia”, ossia la Centrale termica, come segnalato in Consiglio comunale dall'intervento di Stefano Parolari... É vero o no?
- Resta totalmente eluso nondimeno l'aspetto economico per il cittadino, l'ad delegato di AcinqueEG ci dice che "noi siamo un’azienda che punta al business", ecco sarà per questo che non di legge nessuna spiegazione sulla convenienza di legarsi mani, piedi e portafoglio quindi a un monopolista che può dettare, proprio perché punta al business, i prezzi e tu utente così ti "attacchi" alla caldaia che non hai più.
- Infine, un progetto di questo tipo, che tocca salute, aria, pianificazione urbana e soldi dei cittadini meriterebbe - e avrebbe meritato da anni - un processo trasparente e partecipato, ma se già i consiglieri comunali han dovuto votare senza avere a disposizione tutti i documenti e le risposte utili per un voto consapevole e informato, oggi è facile far credere che possano bastare conferenze stampe ricche di enfasi rassicuranti ma dove emergono più promesse che garanzie.
- Le dichiarazioni della stessa società proponente - un po' l'oste che vende il suo vino - evidenziano genericamente di “quantità di emissioni inferiori” e di “sostanze già presenti nei fumi delle caldaie condominiali”, ma, per ora mancano dati quantitativi verificabili: non sono indicate le concentrazioni attese di queste sostanze, polveri sottili o altri inquinanti, né i valori di confronto con gli attuali livelli misurati in città. E su quale sia il breakeven - il punto di pareggio - tra quante caldaiette si dovrebbero spegnere perché la Centrale al Caleotto sia eventualmente a impatto ambientale migliorativo.
- Dire, come si dice che “usciranno le stesse sostanze delle caldaie, ma in quantità inferiore” non è infatti un argomento ambientalmente accettabile non solo a occhi chiusi ma proprio come logica di ragionamento. Il punto non è giocare con le parole o le percezioni e se l’impianto emetta “meno veleno” ma se inserire questo veleno o anche solo questa centrale termica e due megacamini da 25 metri in pieno centro città è proprio cosa buona. Perché le emissioni concentrate in un solo punto e non di gelaterie di lampone che fumano lente ma di metano e altro sono un elemento non secondario perché inevitabilmente, centralizza le emissioni in un’unica zona urbana - non solo industriale ma di case, scuole, ospedali, hub, supermercati, traffico - che significa concentrare i rischi, non eliminarli, creando impatti localizzati più significativi sulla qualità dell’aria e sulla salute dei residenti che piccole emissioni di caldaiette, comunque già a norma, diffuse.
- Proprio perché la centrale termica sorgerà in un’area già complessa, con un carico ambientale preesistente questo andrebbe valutato cumulativamente, non isolatamente. - Affermare poi come ammette la stessa Azienda che “più i camini sono alti più si abbatte la concentrazione di fumi al suolo” è una frase che rivela l’essenza del problema ma in un modo elegante per dire che si disperdono inquinanti nell’atmosfera, non che vengono eliminati.
- Parlare di un futuro utilizzo di “biometano” entro il 2032, ma nessuna garanzia reale è data in realtà su tempi, quantità di forniture, sostenibilità è aleatorio o quasi e intanto, l’impianto nasce alimentato a gas fossile e rifiuti bruciati nel forno di Valmadrera, rifiuti che già oggi importiamo da fuori territorio nella stessa quantità che produciamo qui. Basterebbe evitare l'importazione di questi per arrivare già da subito ai livelli ambientali richiesti a livello internazionale per il 2050.
- Resta totalmente eluso poi nella conferenza stampa sia il punto sul “divieto di installazione a Lecco di nuove attività inquinanti di prima fascia”, ossia la Centrale termica, come segnalato in Consiglio comunale dall'intervento di Stefano Parolari... É vero o no?
- Resta totalmente eluso nondimeno l'aspetto economico per il cittadino, l'ad delegato di AcinqueEG ci dice che "noi siamo un’azienda che punta al business", ecco sarà per questo che non di legge nessuna spiegazione sulla convenienza di legarsi mani, piedi e portafoglio quindi a un monopolista che può dettare, proprio perché punta al business, i prezzi e tu utente così ti "attacchi" alla caldaia che non hai più.
- Infine, un progetto di questo tipo, che tocca salute, aria, pianificazione urbana e soldi dei cittadini meriterebbe - e avrebbe meritato da anni - un processo trasparente e partecipato, ma se già i consiglieri comunali han dovuto votare senza avere a disposizione tutti i documenti e le risposte utili per un voto consapevole e informato, oggi è facile far credere che possano bastare conferenze stampe ricche di enfasi rassicuranti ma dove emergono più promesse che garanzie.
Paolo Trezzi