Teleriscaldamento a Lecco: Gattinoni e il PD firmino il referendum, se sono convinti
Apprendiamo con stupore che l’azienda coinvolta nel progetto di teleriscaldamento senta il bisogno di intervenire pubblicamente in risposta a considerazioni politiche espresse da forze legittimamente e democraticamente rappresentate sul territorio. Riteniamo, infatti, quantomeno singolare che, a fronte di interrogativi sollevati sulla base di segnalazioni dirette dei cittadini, raccolte in modo trasparente, si scelga di rispondere non con chiarezza, ma con una difesa tecnica che non entra nel merito delle criticità poste, e che a poche ore di distanza viene fatta propria dal principale partito che sostiene l’amministrazione comunale.
Come amministratori locali, riteniamo che la vera domanda da porre non sia semplicemente “Teleriscaldamento sì o no?”, ma una ben più concreta e urgente: il progetto, così come presentato, rispetta davvero le norme urbanistiche vigenti e i criteri di sostenibilità che dichiara di perseguire?
La nostra azione si concentra sulla contestazione della delibera che, a nostro avviso, viola il Piano di Governo del Territorio, autorizzando un’opera (canne fumarie da 25 metri) che supera i limiti massimi previsti dalle Norme Tecniche di Attuazione (20 metri).
Non si tratta di opinioni: sono dati oggettivi. Ed è proprio su questo che intendiamo fare chiarezza.
I numeri del progetto – presentati come “scientifici” – in realtà sono basati su ipotesi non dimostrate, prive di fonti e di una metodologia verificabile. Quanti cittadini lecchesi sono effettivamente disposti a dismettere le proprie caldaie, magari recenti e a basso impatto ambientale, per legarsi mani e piedi a un sistema monopolistico, il cui futuro – lo diciamo con franchezza – non è affatto garantito?
La questione non è solo l’altezza dei camini o l’impianto in sé, ma la scelta politica e strategica di inserire una centrale a metano, la cui unica funzione sembra essere quella di rendere economicamente sostenibile un progetto che, altrimenti, non lo sarebbe. Ci chiediamo: è questo il modello ecologico che vogliamo per Lecco? Un progetto che invece di puntare sul riciclo dell’energia, aggiunge un nuovo impianto inquinante?
E allora ci chiediamo anche: perché il Partito Democratico e l’amministrazione Gattinoni hanno così timore che la cittadinanza si esprima su una delibera così importante? Non dovrebbe essere questo il primo obiettivo di una buona politica: coinvolgere, informare, ascoltare?
Noi, al contrario, non abbiamo paura di metterci la faccia. Crediamo che i lecchesi abbiano diritto a sapere e a decidere. Invitiamo il sindaco e tutto il PD a fare lo stesso, dimostrando rispetto per i cittadini: firmino anche loro per permettere che la popolazione si esprima liberamente.
Siamo certi che tra le persone c’è voglia di capire, non di accettare decisioni calate dall’alto, e riteniamo che l’amministrazione abbia sottovalutato un gap informativo che oggi rischia di trasformarsi in sfiducia. Noi saremo tra la gente, anche questo sabato al primo gazebo di raccolta firme, con le idee chiare e con il coraggio di dire le cose come stanno.
Come amministratori locali, riteniamo che la vera domanda da porre non sia semplicemente “Teleriscaldamento sì o no?”, ma una ben più concreta e urgente: il progetto, così come presentato, rispetta davvero le norme urbanistiche vigenti e i criteri di sostenibilità che dichiara di perseguire?
La nostra azione si concentra sulla contestazione della delibera che, a nostro avviso, viola il Piano di Governo del Territorio, autorizzando un’opera (canne fumarie da 25 metri) che supera i limiti massimi previsti dalle Norme Tecniche di Attuazione (20 metri).
Non si tratta di opinioni: sono dati oggettivi. Ed è proprio su questo che intendiamo fare chiarezza.
I numeri del progetto – presentati come “scientifici” – in realtà sono basati su ipotesi non dimostrate, prive di fonti e di una metodologia verificabile. Quanti cittadini lecchesi sono effettivamente disposti a dismettere le proprie caldaie, magari recenti e a basso impatto ambientale, per legarsi mani e piedi a un sistema monopolistico, il cui futuro – lo diciamo con franchezza – non è affatto garantito?
La questione non è solo l’altezza dei camini o l’impianto in sé, ma la scelta politica e strategica di inserire una centrale a metano, la cui unica funzione sembra essere quella di rendere economicamente sostenibile un progetto che, altrimenti, non lo sarebbe. Ci chiediamo: è questo il modello ecologico che vogliamo per Lecco? Un progetto che invece di puntare sul riciclo dell’energia, aggiunge un nuovo impianto inquinante?
E allora ci chiediamo anche: perché il Partito Democratico e l’amministrazione Gattinoni hanno così timore che la cittadinanza si esprima su una delibera così importante? Non dovrebbe essere questo il primo obiettivo di una buona politica: coinvolgere, informare, ascoltare?
Noi, al contrario, non abbiamo paura di metterci la faccia. Crediamo che i lecchesi abbiano diritto a sapere e a decidere. Invitiamo il sindaco e tutto il PD a fare lo stesso, dimostrando rispetto per i cittadini: firmino anche loro per permettere che la popolazione si esprima liberamente.
Siamo certi che tra le persone c’è voglia di capire, non di accettare decisioni calate dall’alto, e riteniamo che l’amministrazione abbia sottovalutato un gap informativo che oggi rischia di trasformarsi in sfiducia. Noi saremo tra la gente, anche questo sabato al primo gazebo di raccolta firme, con le idee chiare e con il coraggio di dire le cose come stanno.
Per la Lega, il candidato Carlo Piazza e il segretario cittadino Emanuele Mauri