Dalla paura alla fiducia

Dopo la rissa in centro di ieri pomeriggio a Lecco capisco lo sdegno diffuso, non si può che esser preoccupati. Molto meno invece capisco la rincorsa a far credere che Lecco e il suo centro siano il Bronx - sebbene è chiara la rincorsa promozionale al like indignato dei post e la salivazione da campagna elettorale. 
- L’episodio di ieri è grave, allo stesso tempo credo sia importante riconoscere che la città ha bisogno di risposte concrete e misurate, che riducano il danno e prevengano nuovi episodi e non che si inneggi alla repressione come risposta unica o principale. - Serve una risposta finalmente corale: Comune, Prefettura, ma ancor più - mi pare però nel concreto sempre trascurata - quella dei servizi sociali e poi delle associazioni e dei cittadini che devono lavorare insieme per garantire sì ordine pubblico ma, ognuno per la propria parte, anche per affrontare le cause sociali e ambientali che favoriscono episodi come quello di ieri e non solo.
- Più presidio di prossimità, più vitalità negli spazi pubblici, più ascolto e sostegno a chi vive situazioni di marginalità: sono strumenti complementari, non alternativi.
- L’amministrazione chiederà udienza ai vertici delle Forze di polizia, per un tavolo urgente sulla sicurezza urbana, anche perché è dentro la campagna elettorale, per poi, forse, questa volta, condividere dati, azioni e obiettivi misurabili. 
- Ma solo con interventi coordinati e continui si può "restituire" alla città il senso di fiducia e vivibilità che tutti desiderano. Lecco merita fermezza, ma soprattutto lucidità e responsabilità. Queste ultime devono includere oltre alla presenza coordinata e visibile delle forze di polizia per ripristinare la sicurezza percepita e non solo quella reale: in primis unità di strada e servizi sociali a bassa soglia per incontrare le persone in fragilità (senza criminalizzare la povertà, il disagio, le fatiche, le alterazioni); una mediazione e “violence interrupters”, ossia operatori comunitari preparati e credibili per lavorare con i giovani e le persone a rischio, consentendo (loro) di costruire fiducia e disintossicare situazioni di tensione attraverso relazioni e appunto meditazione Questo, che ha la pretesa di non alimentare incendi e militarizzazione, è un ragionamento che sposta dalla repressione al grido "alla forca" alla prevenzione e riduzione del danno. 
- Non si tratta così di difendere chi ha sbagliato: si tratta di trovare strumenti che proteggano tutti, rispettino e distinguano la persona portatrice dal disagio da essa portato, evitino la spirale di violenza e di vendetta e riportino piena vivibilità nel cuore - non solo fisicamente urbano - della città. Una città più sicura si fa con tutti
Paolo Trezzi
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.