Galbiate: imputata per truffa ma è vittima dell’ex

Imputata per truffa ma la vittima è lei. Questa mattina davanti al giudice Paolo Salvatore è comparsa una giovane, originaria della Toscana, accusata di avere truffato un uomo di Galbiate che, nel 2021, per conto della sorella, aveva acquistato in internet un software GPS per controllare i figli adolescenti.
Preso contatto tramite il sito, la contrattazione era passata poi su whatsapp. Convinto della bontà del prodotto il galbiatese aveva acquistato il dispositivo per 990 euro, tramite un bonifico immediato effettuato da un amico sulla PostePay indicata dal venditore. Da quel momento aveva perso traccia della controparte che era sparita, bloccandolo sulla chat di messaggistica.
Sporta denuncia presso i carabinieri di Lecco, nel settembre 2021, l'uomo si era messo poi a fare delle ricerche online scoprendo di non essere l’unico cascato nella rete del truffatore.
Le vittime avevamo costituito così un gruppo dove comunicavano aggiornamenti e novità, scoprendo i diversi nomi con cui il truffatore si è spacciava.
Questa mattina l’imputata, presente con l’avvocato Benedetta Ciampi di Prato, ha fornito una dichiarazione scritta dell’accaduto.
Con il reale fruitore, fraudolento, della PostePay aveva intessuto in quel periodo una relazione sentimentale. A maggio 2021 Massimo, almeno così si faceva chiamare il fidanzato, le aveva chiesto di aprire la carta-conto con le sue generalità. "Io l'ho fatto ingenuamente, l'ho aperta e gliel'ho ceduta. Dopo un mese ci siamo lasciati, lui mi aveva anche detto che doveva partire per la Russia e che sarebbe stato via per diversi mesi".
A fine 2022 iniziano i problemi perché a casa dell'imputata arriva la prima "busta verde" che le comunica il suo coinvolgimento in un processo per truffa.
Una doccia fredda da cui la giovane non riesce a comprendere l'origine fino a quando individuata la Poste Pay, scaricando la app può controllarne i movimenti, scoprendo continui versamenti, fino a 5mila euro in un giorno, fatti da ignari soggetti che pensavano di acquistare una microspia dal truffatore che si faceva chiamare in diversi modi (Massimo, Antonio, Leopoldo,...). La PostePay era stata immediatamente bloccata.
Il nuovo fidanzato, testimone quest'oggi davanti al giudice Paolo Salvatore e al pubblico ministero Caterina Scarselli, vissuto da vicino lo stato di malessere, ansia e paura della compagna, si era finto potenziale acquirente, aveva contattato il soggetto tramite il sito e lo aveva sentito anche alcune volte al telefono consentendo così alla giovane di riconoscerne la voce.
I contatti si erano però interrotti quando, sbagliando nome, il truffatore si era presentato all'uomo, cadendo in errore e sparendo completamente.
Chiuso il conto su cui erano transitati migliaia e migliaia di euro, contattati carabinieri e polizia postale, imputata e famigliari si erano poi rivolti all’avvocato per difendersi dell’accusa e tutelarsi, fino ad approdare al processo di oggi a Lecco.
Richiesta di non luogo a procedere è arrivata dal pubblico ministero, linea sposata anche dalla difesa. Al termine di una breve camera di consiglio il giudice Paolo Salvatore ha sentenziato l’assoluzione della giovane perché il fatto non costituisce reato (art. 530 cpp comma 2°).
S.V.
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