UP - seconda stagione/26: come ci si prepara per un'escursione?
L’inverno è alle porte e, con il cambio dell’ora, le giornate si accorciano a vista d’occhio. Anche il meteo, tendenzialmente, in questo periodo si fa più grigio e uggioso. Così i nostri consigli per le escursioni vanno in pausa, in attesa di tornare con una nuova stagione di UP nella prossima primavera.
Nel frattempo, ne possiamo approfittare per un po’ di teoria. A partire da questo numero di UP – Un Percorso, e continuando nelle prossime settimane, vedremo alcuni accorgimenti per vivere al meglio e in sicurezza le escursioni in montagna.
Quando affrontiamo un’escursione, il primo tema che ci si pone è… quale escursione. Magari c’è una cima che vorremmo raggiungere o un sentiero che ci piacerebbe percorrere, oppure non sappiamo bene dove vogliamo andare e abbiamo bisogno di spunti. In ogni caso, la prima e fondamentale regola è quella di documentarsi. Ci sono numerosi siti e guide che ci possono venire in soccorso (compresi i numeri di UP). Quindi cerchiamo informazioni, leggiamo e prepariamoci.
Se sono fatte bene, queste guide (online o cartacee che siano) devono riportare alcuni dettagli tecnici, come lunghezza, dislivello, durata e difficoltà. Ma, soprattutto se non si è tanto esperti, come possiamo capire il significato di queste parole? E come facciamo a capire se è quello che fa per noi?
La lunghezza, semplicemente, è lo sviluppo chilometrico di un percorso, in sostanza i metri e i chilometri che i nostri piedi dovranno macinare. Il dislivello è un concetto un po’ meno intuitivo: in soldoni, rappresenta la quantità di salita che dovremo affrontare. Più tecnicamente, si tratta della differenza di quota tra due punti; quindi, nel complesso di un’escursione, si sommano tutte le variazioni di quota per capire quanto si sale (e, viceversa, quanto si scende).
Questi due parametri sono oggetti e misurabili inequivocabilmente. Discorso diverso per la durata. Ovviamente, questa dipende da vari fattori e ha sempre un certo grado di soggettività (ad esempio, a seconda dell’allenamento cambia la velocità e dunque la durata). I tempi che troviamo sulle guide e sulla segnaletica verticale rappresenta una stima a una velocità media. Un consiglio: quando pianifichiamo un’escursione, diamo più importanza ai parametri oggettivi (lunghezza, dislivello, difficoltà). La nostra durata personale impareremo a stimarla con l’esperienza.
Veniamo alla difficoltà. Generalmente si adotta la scala di difficoltà del Club Alpino Italiano, che classifica i sentieri escursionistici come segue: Turistico (T), percorsi facili su strade e mulattiere; Escursionistico (E), sentieri che richiedono un minimo di preparazione e allenamento in ambiente naturale (la stragrande maggioranza dei sentieri sono di tipo escursionistico); Escursionisti Esperti (EE), sentieri impegnativi in ambienti impervi, che richiedono esperienza e buone capacità di orientamento; Escursionisti Esperti con Attrezzatura (EEA), sentieri attrezzati con corde fisse e catene, che richiedono l’utilizzo di attrezzature specifiche (come ad esempio le vie ferrate).
La scala di difficoltà del CAI è molto utile perché ci dà informazioni importanti sulla difficoltà tecnica di un sentiero. Tuttavia, queste indicazioni non ci danno informazioni sull’impegno fisico che viene richiesto per affrontare un determinato percorso. Questo lo possiamo invece ricavare dai parametri che abbiamo visto prima: al crescere della lunghezza e del dislivello (e quindi all’aumentare della durata), crescerà anche la fatica. Però possiamo avere escursioni lunghe ma con poco dislivello; o anche escursioni brevi e molto ripide.
In questi casi possiamo immaginarci un asse cartesiano dove mettiamo sulle ascisse (asse orizzontale) la lunghezza chilometrica e sulle ordinate (asse verticale) il dislivello. Possiamo quindi costruire un rettangolo per ogni escursione e, confrontando l’area di questi rettangoli, possiamo farci un’idea di quale sia più faticosa: quanto più è grande l’area del rettangolo, tanto maggiore sarà l’impegno fisico richiesto. Queste informazioni poi andranno unite alla difficoltà CAI del sentiero per capire, oltre alla difficoltà fisica, quella che è la difficoltà tecnica.
Quanto visto fin qui, serve a farci un’idea quanto più precisa possibile sul percorso che andremo ad affrontare e per autovalutare la nostra preparazione in relazione alle caratteristiche dell’escursione. L’approccio che si consiglia a chi è alle prime camminate è sempre di procedere un passo alla volta: cominciamo da escursioni brevi, con poco dislivello e facili tecnicamente, poi con il passare del tempo alziamo gradualmente il livello. Così come nella corsa, nessuno inizierebbe con la Maratona di New York alla prima esperienza da runner!
Altri dettagli importanti da tenere in considerazione, e che anche in questo caso possiamo trovare facilmente nelle guide online e cartacee riguardano la presenza di fonti d’acqua, di eventuali punti di appoggio, di bosco o pascoli… Senza bisogno di essere esperti cartografi, si possono utilizzare alcune applicazioni online che offrono gratuitamente mappe dove visualizzare il percorso e le sue caratteristiche (come Strava o Komoot, per citarne due tra le più diffuse).
Ci sono infine delle variabili di cui tenere conto e che non troviamo su nessuna guida. La prima è il meteo, che è un fattore decisamente importante. Di base si può fare (quasi) tutto in (quasi) tutte le condizioni meteorologiche, purché adeguatamente attrezzati. Ma sicuramente è fondamentale essere adeguatamente preparati per non farsi cogliere di sorpresa. Anche perché il meteo, in montagna, cambia molto velocemente. Un altro dettaglio che può sembrare banale, ma invece è cruciale, è l’orario del tramonto del sole. Soprattutto in inverno, con il cambio d’ora, il tramonto è molto presto e quindi diventa fondamentale calcolare bene i tempi di rientro per non essere sopresi dal buio. Consiglio: a prescindere, sempre meglio avere una torcia o una lampada frontale nello zaino!
A questo proposito, nella prossima puntata di UP – Un Percorso vedremo più nel dettaglio qual è il modo migliore per preparare lo zaino, e quali sono quelle cose che non possono mancare per nessun motivo.
Nel frattempo, ne possiamo approfittare per un po’ di teoria. A partire da questo numero di UP – Un Percorso, e continuando nelle prossime settimane, vedremo alcuni accorgimenti per vivere al meglio e in sicurezza le escursioni in montagna.
Quando affrontiamo un’escursione, il primo tema che ci si pone è… quale escursione. Magari c’è una cima che vorremmo raggiungere o un sentiero che ci piacerebbe percorrere, oppure non sappiamo bene dove vogliamo andare e abbiamo bisogno di spunti. In ogni caso, la prima e fondamentale regola è quella di documentarsi. Ci sono numerosi siti e guide che ci possono venire in soccorso (compresi i numeri di UP). Quindi cerchiamo informazioni, leggiamo e prepariamoci.
Se sono fatte bene, queste guide (online o cartacee che siano) devono riportare alcuni dettagli tecnici, come lunghezza, dislivello, durata e difficoltà. Ma, soprattutto se non si è tanto esperti, come possiamo capire il significato di queste parole? E come facciamo a capire se è quello che fa per noi?
La lunghezza, semplicemente, è lo sviluppo chilometrico di un percorso, in sostanza i metri e i chilometri che i nostri piedi dovranno macinare. Il dislivello è un concetto un po’ meno intuitivo: in soldoni, rappresenta la quantità di salita che dovremo affrontare. Più tecnicamente, si tratta della differenza di quota tra due punti; quindi, nel complesso di un’escursione, si sommano tutte le variazioni di quota per capire quanto si sale (e, viceversa, quanto si scende).

Veniamo alla difficoltà. Generalmente si adotta la scala di difficoltà del Club Alpino Italiano, che classifica i sentieri escursionistici come segue: Turistico (T), percorsi facili su strade e mulattiere; Escursionistico (E), sentieri che richiedono un minimo di preparazione e allenamento in ambiente naturale (la stragrande maggioranza dei sentieri sono di tipo escursionistico); Escursionisti Esperti (EE), sentieri impegnativi in ambienti impervi, che richiedono esperienza e buone capacità di orientamento; Escursionisti Esperti con Attrezzatura (EEA), sentieri attrezzati con corde fisse e catene, che richiedono l’utilizzo di attrezzature specifiche (come ad esempio le vie ferrate).
La scala di difficoltà del CAI è molto utile perché ci dà informazioni importanti sulla difficoltà tecnica di un sentiero. Tuttavia, queste indicazioni non ci danno informazioni sull’impegno fisico che viene richiesto per affrontare un determinato percorso. Questo lo possiamo invece ricavare dai parametri che abbiamo visto prima: al crescere della lunghezza e del dislivello (e quindi all’aumentare della durata), crescerà anche la fatica. Però possiamo avere escursioni lunghe ma con poco dislivello; o anche escursioni brevi e molto ripide.
In questi casi possiamo immaginarci un asse cartesiano dove mettiamo sulle ascisse (asse orizzontale) la lunghezza chilometrica e sulle ordinate (asse verticale) il dislivello. Possiamo quindi costruire un rettangolo per ogni escursione e, confrontando l’area di questi rettangoli, possiamo farci un’idea di quale sia più faticosa: quanto più è grande l’area del rettangolo, tanto maggiore sarà l’impegno fisico richiesto. Queste informazioni poi andranno unite alla difficoltà CAI del sentiero per capire, oltre alla difficoltà fisica, quella che è la difficoltà tecnica.
Quanto visto fin qui, serve a farci un’idea quanto più precisa possibile sul percorso che andremo ad affrontare e per autovalutare la nostra preparazione in relazione alle caratteristiche dell’escursione. L’approccio che si consiglia a chi è alle prime camminate è sempre di procedere un passo alla volta: cominciamo da escursioni brevi, con poco dislivello e facili tecnicamente, poi con il passare del tempo alziamo gradualmente il livello. Così come nella corsa, nessuno inizierebbe con la Maratona di New York alla prima esperienza da runner!
Altri dettagli importanti da tenere in considerazione, e che anche in questo caso possiamo trovare facilmente nelle guide online e cartacee riguardano la presenza di fonti d’acqua, di eventuali punti di appoggio, di bosco o pascoli… Senza bisogno di essere esperti cartografi, si possono utilizzare alcune applicazioni online che offrono gratuitamente mappe dove visualizzare il percorso e le sue caratteristiche (come Strava o Komoot, per citarne due tra le più diffuse).
Ci sono infine delle variabili di cui tenere conto e che non troviamo su nessuna guida. La prima è il meteo, che è un fattore decisamente importante. Di base si può fare (quasi) tutto in (quasi) tutte le condizioni meteorologiche, purché adeguatamente attrezzati. Ma sicuramente è fondamentale essere adeguatamente preparati per non farsi cogliere di sorpresa. Anche perché il meteo, in montagna, cambia molto velocemente. Un altro dettaglio che può sembrare banale, ma invece è cruciale, è l’orario del tramonto del sole. Soprattutto in inverno, con il cambio d’ora, il tramonto è molto presto e quindi diventa fondamentale calcolare bene i tempi di rientro per non essere sopresi dal buio. Consiglio: a prescindere, sempre meglio avere una torcia o una lampada frontale nello zaino!
A questo proposito, nella prossima puntata di UP – Un Percorso vedremo più nel dettaglio qual è il modo migliore per preparare lo zaino, e quali sono quelle cose che non possono mancare per nessun motivo.
Michele Castelnovo – Guida ambientale escursionistica – www.trekkinglecco.com














