Maggianico: lavoro nero di sfondo al tentato omicidio? Prosegue il processo
Il prossimo 16 gennaio toccherà all'imputato sottoporsi ad esame, riferendo al collegio la propria versione dei fatti circa quanto accaduto quel 20 settembre dello scorso anno a Maggianico.
Presso la stazione di servizio per la quale il giovane - a giudizio per tentato omicidio - sembra avesse prestato saltuariamente servizio, era stato gravemente ferito un pakistano classe 2003, regolarmente assunto e di fatto gestore (insieme ad un altro connazionale) dell'area di servizio.

Quella mattina – stando all'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura nella persona del sostituto Chiara Stoppioni – due magrebini, 19 anni uno, 28 l'altro, si sarebbero presentati al distributore alla periferia della città, in Corso Bergamo, rendendosi protagonisti di un alterco con la vittima - costituitasi parte civile tramite l'avvocato Riccardo Plenzik nel procedimento penale - sfociato in violenza.
Il più piccolo dei due aggressori – difeso di fiducia dall'avvocato Marilena Guglielmana – avrebbe iniziato a colpire il pakistano con una serie di sberle, estraendo poi un coltello a serramanico con cui avrebbe raggiunto la coscia della vittima, cercando di sferrare al suo indirizzo altri fendenti. Anche il 28enne avrebbe partecipato al pestaggio, brandendo una scopa usata per picchiare il malcapitato su spalle e braccia nonché per mandare in frantumi il suo cellulare, impedendogli dunque di registrare ciò che stava accadendo e di chiedere aiuto. Riuscito a uscire dall'ufficio, il pakistano, poi, sarebbe stato nuovamente percosso dal 19enne, utilizzando un alzatombino, fino a rimediare ferite anche al volto e contusioni varie. 72 i giorni di prognosi rimediati, dopo il trasferimento, in codice rosso, all'ospedale Manzoni. Contestato dalla Procura, poi, al più giovane dei due indagati, anche il possesso ingiustificato del coltellino.
Se il 28enne – assistito dall'avvocato Laura Bosisio – comparirà a inizio anno davanti al Gup avvalendosi del rito abbreviato, il 19enne ha scelto di andare a dibattimento e quest'oggi ha varcato l'accesso del Tribunale per assistere all'udienza a suo carico.
Ad essere escusso per primo è stato il medico legale al quale il pubblico ministero aveva affidato una consulenza volta a fare piena luce sulle conseguenze riportate dalla parte offesa a seguito di quei colpi d'arma da taglio infertigli alla gamba. Un'indagine portata avanti nelle settimane successive all'aggressione, quando le due ferite riportate dal giovane erano già in via di guarigione e mostravano gli effetti dei trattamenti chirurgici effettuati in ospedale subito dopo il ricovero.
Stando a quanto riferito in aula dalla dottoressa, che rispetto alla sua analisi ha prodotto una corposa relazione già agli atti, le ferite erano profonde diversi centimetri dunque compatibili con l'utilizzo di una lama e probabile conseguenza di diversi tentativi volti a colpire la vittima, dalla corporatura particolarmente esile.
Di particolare rilevanza la testimonianza dell'effettivo gestore della stazione di servizio; se la pompa di Maggianico era di proprietà di Eni spa, l'uomo – residente nell'oggionese – aveva il compito di portarla avanti tramite la propria attività di ditta individuale ma, impegnato in un altro distributore del medesimo marchio a Erba, aveva affidato il compito a due soggetti di origine straniera, regolarmente assunti: la vittima dell'aggressione e un altro soggetto che lui pensava fosse uno zio, stando a quanto i due gli avrebbero riferito in fase di colloquio.
Entrambi sono stati licenziati nelle settimane successive l'episodio poiché il gestore – come ha riferito in aula – non avrebbe gradito il modus operandi nella conduzione della stazione di servizio stessa. Il teste ha infatti riferito di essere stato tenuto all'oscuro del fatto che presso la stazione di Maggianico, prestasse servizio ''in prova'' (circostanza che lui non aveva mai autorizzato), il giovane imputato. Quest'ultimo stamani ha infatti riferito al collegio di essere in possesso di materiale video e foto che ne dimostravano il suo effettivo impiego presso il distributore di carburante, con annesso autolavaggio, lecchese. Una circostanza confermata anche da un amico, chiamato a testimoniare in chiusura di udienza. ''L'ho visto lì almeno quattro o cinque volte'' ha detto, riferendosi all'estate 2024.
''Io l'imputato lo vedo oggi per la prima volta: non l'ho mai assunto, né pagato'' ha detto invece il gestore della pompa di benzina rispondendo alle domande postegli dal pubblico ministero per mettere in ordine i concetti espressi in maniera poco ordinata – diciamo così – dal testimone. ''Solo dopo quello che è successo sono venuto a sapere che oltre ai due dipendenti ci aveva lavorato anche qualcun altro''.
Una conoscenza dunque - quella fra presunto aggressore e vittima - nell'ambito della quale potrebbero essere maturate delle incomprensioni poi sfociate appunto, nel gravissimo episodio del settembre 2024. Sarà l'esito dell'istruttoria ad accertare con compiutezza i fatti contestati al giovane imputato.
Chiusa l'udienza odierna, il processo è stato aggiornato al prossimo 16 gennaio per l'audizione di un ultimo teste per il quale è stato disposto l'accompagnamento coatto e l'esame dell'imputato, prima di passare alla discussione finale.
Presso la stazione di servizio per la quale il giovane - a giudizio per tentato omicidio - sembra avesse prestato saltuariamente servizio, era stato gravemente ferito un pakistano classe 2003, regolarmente assunto e di fatto gestore (insieme ad un altro connazionale) dell'area di servizio.

Quella mattina – stando all'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura nella persona del sostituto Chiara Stoppioni – due magrebini, 19 anni uno, 28 l'altro, si sarebbero presentati al distributore alla periferia della città, in Corso Bergamo, rendendosi protagonisti di un alterco con la vittima - costituitasi parte civile tramite l'avvocato Riccardo Plenzik nel procedimento penale - sfociato in violenza.
Il più piccolo dei due aggressori – difeso di fiducia dall'avvocato Marilena Guglielmana – avrebbe iniziato a colpire il pakistano con una serie di sberle, estraendo poi un coltello a serramanico con cui avrebbe raggiunto la coscia della vittima, cercando di sferrare al suo indirizzo altri fendenti. Anche il 28enne avrebbe partecipato al pestaggio, brandendo una scopa usata per picchiare il malcapitato su spalle e braccia nonché per mandare in frantumi il suo cellulare, impedendogli dunque di registrare ciò che stava accadendo e di chiedere aiuto. Riuscito a uscire dall'ufficio, il pakistano, poi, sarebbe stato nuovamente percosso dal 19enne, utilizzando un alzatombino, fino a rimediare ferite anche al volto e contusioni varie. 72 i giorni di prognosi rimediati, dopo il trasferimento, in codice rosso, all'ospedale Manzoni. Contestato dalla Procura, poi, al più giovane dei due indagati, anche il possesso ingiustificato del coltellino.
Se il 28enne – assistito dall'avvocato Laura Bosisio – comparirà a inizio anno davanti al Gup avvalendosi del rito abbreviato, il 19enne ha scelto di andare a dibattimento e quest'oggi ha varcato l'accesso del Tribunale per assistere all'udienza a suo carico.
Ad essere escusso per primo è stato il medico legale al quale il pubblico ministero aveva affidato una consulenza volta a fare piena luce sulle conseguenze riportate dalla parte offesa a seguito di quei colpi d'arma da taglio infertigli alla gamba. Un'indagine portata avanti nelle settimane successive all'aggressione, quando le due ferite riportate dal giovane erano già in via di guarigione e mostravano gli effetti dei trattamenti chirurgici effettuati in ospedale subito dopo il ricovero.
Stando a quanto riferito in aula dalla dottoressa, che rispetto alla sua analisi ha prodotto una corposa relazione già agli atti, le ferite erano profonde diversi centimetri dunque compatibili con l'utilizzo di una lama e probabile conseguenza di diversi tentativi volti a colpire la vittima, dalla corporatura particolarmente esile.
Di particolare rilevanza la testimonianza dell'effettivo gestore della stazione di servizio; se la pompa di Maggianico era di proprietà di Eni spa, l'uomo – residente nell'oggionese – aveva il compito di portarla avanti tramite la propria attività di ditta individuale ma, impegnato in un altro distributore del medesimo marchio a Erba, aveva affidato il compito a due soggetti di origine straniera, regolarmente assunti: la vittima dell'aggressione e un altro soggetto che lui pensava fosse uno zio, stando a quanto i due gli avrebbero riferito in fase di colloquio.
Entrambi sono stati licenziati nelle settimane successive l'episodio poiché il gestore – come ha riferito in aula – non avrebbe gradito il modus operandi nella conduzione della stazione di servizio stessa. Il teste ha infatti riferito di essere stato tenuto all'oscuro del fatto che presso la stazione di Maggianico, prestasse servizio ''in prova'' (circostanza che lui non aveva mai autorizzato), il giovane imputato. Quest'ultimo stamani ha infatti riferito al collegio di essere in possesso di materiale video e foto che ne dimostravano il suo effettivo impiego presso il distributore di carburante, con annesso autolavaggio, lecchese. Una circostanza confermata anche da un amico, chiamato a testimoniare in chiusura di udienza. ''L'ho visto lì almeno quattro o cinque volte'' ha detto, riferendosi all'estate 2024.
''Io l'imputato lo vedo oggi per la prima volta: non l'ho mai assunto, né pagato'' ha detto invece il gestore della pompa di benzina rispondendo alle domande postegli dal pubblico ministero per mettere in ordine i concetti espressi in maniera poco ordinata – diciamo così – dal testimone. ''Solo dopo quello che è successo sono venuto a sapere che oltre ai due dipendenti ci aveva lavorato anche qualcun altro''.
Una conoscenza dunque - quella fra presunto aggressore e vittima - nell'ambito della quale potrebbero essere maturate delle incomprensioni poi sfociate appunto, nel gravissimo episodio del settembre 2024. Sarà l'esito dell'istruttoria ad accertare con compiutezza i fatti contestati al giovane imputato.
Chiusa l'udienza odierna, il processo è stato aggiornato al prossimo 16 gennaio per l'audizione di un ultimo teste per il quale è stato disposto l'accompagnamento coatto e l'esame dell'imputato, prima di passare alla discussione finale.
G.C.














