Lecco, Elena Barra dopo la condanna delle 'Iene': soddisfatta, ma credete è stata molto dura

“È stato un processo estenuante”: dopo anni in cui è rimasta dietro le quinte, scegliendo di mantenere un profilo basso e lasciando che fosse la giustizia a fare il suo corso, queste sono state le prime parole pronunciate dall'avvocata lecchese Elena Barra, a poche ore dalla lettura della sentenza di primo grado che ha visto la condanna delle due giornaliste del programma Mediaset “Le Iene”. Una condanna pecuniaria (2mila euro di multa) e il riconoscimento di un risarcimento (pari a 100 mila euro) hanno chiuso il lungo procedimento, che ha visto in ultimo il giudice Gianluca Piantadosi dichiarare le imputate Nina Palmieri e Carlotta Bizzarri responsabili del reato di diffamazione aggravata nei confronti dell'avvocata Barra.
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Un procedimento che con testimonianze e produzioni documentali ha veramente sviscerato l'operato della Legale nominata amministratrice di sostegno del professore di Airuno, Carlo Gilardi, come ha rimarcato la stessa persona offesa: “è stato un processo nel quale è stata scandagliata ogni piega della tutela”. Tutela nata, peraltro, in un una situazione a dir poco complessa, che si trovava a dover calibrare da un lato la libertà personale di una persona anziana, dall'altro tutelarla dalle persone da cui era circondato, all'epoca dei fatti indagate per circonvenzione.

“Questa sentenza di condanna - ha detto l'avvocata - è significativa perché ricostituisce integrità al mio onore e conferma che ciò che è stato fatto non era informazione corretta né espressione del diritto di cronaca”.
Negli anni – ricordiamo - la professionista è stata presa di mira da sostenitori della trasmissione. Tramite social, raggiunta al telefono di studio e al cellulare, per anni ha dovuto subire minacce e intimidazioni da perfetti sconosciuti, tutti, presumibilmente “aizzati” dai servizi delle Iene.

L'avvocata Barra ha ricordato il peso degli anni trascorsi e non ha nascosto la durezza dell’esposizione mediatica subita: “Sono rimaste sullo sfondo di questo processo le modalità dei loro appostamenti, che io definisco veri e propri agguati: ti impongono la loro presenza, puntandoti le telecamere e i microfoni in faccia, e quando lo si vive, lo assicuro, è un'esperienza molto forte”.

Nonostante ciò, la Professionista si è detta soddisfatta per l'esito della vicenda giudiziaria: “Sono contenta che il mio operato, e quello degli organi della procedura, sia finalmente emerso, così come i processi che sono stati seguiti in ogni fase. Oggi si è messo un punto importante, pur sapendo che sul piano mediatico e processuale ci saranno ancora delle onde. Per il momento mi ritengo soddisfatta”.

Anche l'avvocata Elena Ammannato, difensore di parte civile, ha parlato di una “grande soddisfazione al termine di un processo molto lungo, nel quale nessun dettaglio è stato lasciato al caso”. Ha ricordato la fatica di affrontare “anche un processo mediatico, per la costante presenza delle telecamere”. Ha poi espresso la felicità per la collega e assistita: “sono contenta che abbia ottenuto questa soddisfazione in sede processuale, dopo tutto ciò che ha dovuto subire”. La sentenza, ha aggiunto, “riconosce un risarcimento capillare a una figura professionale che ha visto messa in discussione la propria integrità”.
“Le interviste si chiedono e non si estorcono” la chiosa dell'avvocato Elena Barra, citando il professor Aldo Grasso.
F.F.
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