La Lega di chi vuole apparire e chi adesso rischia di sparire
Aveva già posato in centro, tra Matteo Salvini e Alessandra Hofmann in tempi non sospetti, quando era visto come il giovane assistente del presidente della Provincia a cui dare il contentino, cedendo, giusto per uno scatto ridanciano, il posto del ministro.
Ora, rimetterlo a lato, sull'invito per la cena di Natale della sezione di Lecco della Lega è stato quasi un oltraggio. Anche perché Carlo Piazza, quella giornata l'ha vissuta, alla grande, da protagonista. Prima la "benedizione" del Capitano in persona intervenuto a Pradello per il tuffo in acqua della prima pietra della nuova ciclopedonale Lecco-Abbadia, poi quella di Attilio Fontana, ospite per l'appunto della conviviale di fine anno dei lumbard nostrani. Spetterà alla Lega, ha detto Salvini, rinunciando per l'occasione alla "divisa" di Anas in favore del giubbotto di Milano-Cortina 2026, indicare il candidato sindaco di Lecco. "Auspico che il centrodestra converga sulla figura di Carlo Piazza, ha le competenze e le capacità per essere un ottimo primo cittadino" l'aggiunta serale del Governatore lombardo, alla presenza di 7-8 tesserati lecchesi e uno sciame di amministratori del territorio accorsi a rimpolpare le fila dei commensali. Alessandra Hofmann inclusa, giusto per riproporsi come la presidente di tutti e non come l'alter ego di Mauro Piazza a Villa Locatelli.

Chissà se un po' le si è raggelato il sangue mentre i violini suonavano per il "suo" Carlo: l'alleanza a sostegno della sua ricandidatura a Presidente della Provincia, si sa, è cementata con la sabbia e uscite come quella di Salvini prima e Fontana poi, da titolone su certi giornali, è facile intuire abbiano infastidito i meloniani, tradendo l'accordo non scritto per rimandare a dopo l'esito delle consultazioni "per eletti" del 24 gennaio i ragionamenti sull'anti-Gattinoni. Il tutto mentre, tra l'altro, si attendono ancora le mosse di Sinistra e Civici, con quest'ultimi già andati in ordine sparso l'altra sera all'assemblea dei Sindaci, al momento di votare bilancio e DUP. Se Antonio Rusconi riuscirà nell'impresa di compattare i "senza partito" con PD e AVS, suggellerà anche il fallimento di chi, tra le file leghiste, si è speso ad oltranza per la sua elezione a Presidente della Comunità Montana, osteggiando Riccardo Fasoli. Numero due della Provincia in primis. Perché se è vero che si è sempre ritenuto Mauro Piazza il capofila dell'operazione, i contatti – è cosa nota anche in casa Fratelli d'Italia – li ha tenuti Mattia Micheli, delegato, tra l'altro a Villa Locatelli, a tutte le questioni in riferimento alle quali i dem hanno pesantemente polemizzato, con la maggioranza subito intervenuta genericamente a sostegno della Presidente senza entrare però nel merito di nessuna delle critiche espresse al suo vice, responsabile non solo della viabilità ma anche, fino allo scorso anno, del CFPA, altro terreno di scontro.

E pensare che “a casa sua”, ad Abbadia, governa – da semplice consigliere a dire il vero – proprio con il Partito Democratico. Non senza difficoltà. E imbarazzi. Pietro Radaelli, del resto, sembrerebbe non aver preso benissimo l'ospitata di Salvini, tanto più dopo che la posa della prima pietra della ciclopedonale - manco fosse stato il taglio del nastro per il quale, se tutto andrà bene, bisognerà aspettare non meno di 500 giorni – si è trasformata in uno spot pro Carlo Piazza. Tra l'altro, parrebbe che, a chi ha chiesto al candidato sindaco della Lega se non fosse stato più opportuno aspettare il 25 gennaio per questi endorsement, lo stesso abbia risposto un qualcosa tipo “se alla Hofmann mancano i voti dei civici, chiedete a Micheli”. Rogne su ogni fronte, insomma, per “l'eterno vicepresidente”. E la necessità, al pari del Carroccio in generale, di non sparire.


Chissà se un po' le si è raggelato il sangue mentre i violini suonavano per il "suo" Carlo: l'alleanza a sostegno della sua ricandidatura a Presidente della Provincia, si sa, è cementata con la sabbia e uscite come quella di Salvini prima e Fontana poi, da titolone su certi giornali, è facile intuire abbiano infastidito i meloniani, tradendo l'accordo non scritto per rimandare a dopo l'esito delle consultazioni "per eletti" del 24 gennaio i ragionamenti sull'anti-Gattinoni. Il tutto mentre, tra l'altro, si attendono ancora le mosse di Sinistra e Civici, con quest'ultimi già andati in ordine sparso l'altra sera all'assemblea dei Sindaci, al momento di votare bilancio e DUP. Se Antonio Rusconi riuscirà nell'impresa di compattare i "senza partito" con PD e AVS, suggellerà anche il fallimento di chi, tra le file leghiste, si è speso ad oltranza per la sua elezione a Presidente della Comunità Montana, osteggiando Riccardo Fasoli. Numero due della Provincia in primis. Perché se è vero che si è sempre ritenuto Mauro Piazza il capofila dell'operazione, i contatti – è cosa nota anche in casa Fratelli d'Italia – li ha tenuti Mattia Micheli, delegato, tra l'altro a Villa Locatelli, a tutte le questioni in riferimento alle quali i dem hanno pesantemente polemizzato, con la maggioranza subito intervenuta genericamente a sostegno della Presidente senza entrare però nel merito di nessuna delle critiche espresse al suo vice, responsabile non solo della viabilità ma anche, fino allo scorso anno, del CFPA, altro terreno di scontro.

E pensare che “a casa sua”, ad Abbadia, governa – da semplice consigliere a dire il vero – proprio con il Partito Democratico. Non senza difficoltà. E imbarazzi. Pietro Radaelli, del resto, sembrerebbe non aver preso benissimo l'ospitata di Salvini, tanto più dopo che la posa della prima pietra della ciclopedonale - manco fosse stato il taglio del nastro per il quale, se tutto andrà bene, bisognerà aspettare non meno di 500 giorni – si è trasformata in uno spot pro Carlo Piazza. Tra l'altro, parrebbe che, a chi ha chiesto al candidato sindaco della Lega se non fosse stato più opportuno aspettare il 25 gennaio per questi endorsement, lo stesso abbia risposto un qualcosa tipo “se alla Hofmann mancano i voti dei civici, chiedete a Micheli”. Rogne su ogni fronte, insomma, per “l'eterno vicepresidente”. E la necessità, al pari del Carroccio in generale, di non sparire.














