Garlate celebra il patrono S. Stefano e don Pietro, nel 25° di ordinazione sacerdotale

Il 26 dicembre non è mai soltanto il giorno successivo al Natale per la comunità di Garlate. Che anche quest'oggi si è riunita numerosa in Chiesa parrocchiale per celebrare insieme il patrono Santo Stefano, il primo martire della cristianità che richiama una storia, quella del piccolo paese incastonato tra Olginate e Pescate, lunga oltre 1.500 anni.   
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Una giornata molto speciale, dunque, in cui si è inserito anche un ulteriore momento di festa in onore di don Pietro Raimondi, nato a Milano ma di fatto cresciuto a Garlate, che in questo 2025 ha raggiunto il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale. Con lui sull'altare per la Messa delle 10.30 il parroco don Matteo Gignoli, oltre a don Gianni Dell'Oro e a don Eric Bresson. 
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"Allora mi chiedevo dove Dio mi avrebbe mandato", ha esordito don Pietro durante la sua omelia, dopo l'immancabile rito della bruciatura del pallone, ripercorrendo il suo cammino nei cinque lustri da prete e sottolineando di non aver mai cercato "posizioni ufficiali" all'interno della Chiesa in quanto Gesù ha scelto per lui "la strada della normalità", lasciandolo "libero di andare dove ci sono persone bisognose".
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Don Pietro Raimondi

E dunque, nel dettaglio, prima a Monza per circa otto anni, poi nel carcere di San Vittore per quattro e in seguito in una scuola professionale delle suore salesiane per un decennio, fino al più recente approdo dall'altra parte del mondo, a Timor Est, dove già in passato aveva trascorso vari periodi in missione tra i più poveri.
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"A me piace molto fare fotografie, e in questa occasione ho riflettuto su quali scatti avrei potuto utilizzare per raccontare ciascuna di queste esperienze", le parole del sacerdote. "Per descrivere i primi anni penserei a una persona ricca, come i genitori dei ragazzi che incontravo al catechismo: anche Gesù aveva amici ricchi, ma difficilmente va a salvare quella "categoria", perché piuttosto, al contrario, tende a darci la possibilità di togliere dalla nostra vita tutte quelle cose che ci garantiscono sicurezza, che ci fanno pensare di potercela sempre cavare da soli. Tornando invece a San Vittore mi vengono in mente i condannati, i dannati, i colpevoli, gli accusati. E loro sì che vengono salvati da Dio, con un solo sguardo, mentre il mondo cerca di far espiare loro gli errori commessi. Quante immagini, poi, se penso agli adolescenti della scuola… Qui dovrei raccogliere un album intero di fotografie, per unire tutte le loro storie, ma l'istantanea più efficace per parlarne è forse quella di un divano, con un ragazzo seduto a guardare il telefono sostenendo di non sapere che cosa fare da grande: non un ricco nè un dannato, ma solo un "tiepido". Anche noi siamo un po' così nella nostra vita quotidiana, "tiepidi": riusciremo mai ad alzarci? Infine Timor Est (e prima ancora la periferia di una città boliviana), lì dove mi hanno "trascinato" proprio i giovani di Monza, dai quali in pochi si aspettavano un impegno missionario: qui ho incontrato i poveri veri, quelli che non hanno da mangiare, i bambini che non ce la fanno, le donne che a cinquant'anni ne dimostrano cento".

Galleria fotografica (37 immagini)

"E come si salvano i poveri?" ha proseguito don Pietro. "Qualcuno dice aumentando la loro ricchezza, ma è davvero così? Davvero può bastare loro la vita che facciamo noi? Siamo così felici da augurarla a tutto il mondo? I poveri sono sempre con noi, ma non sempre abbiamo Gesù nel cuore: così come i dannati e i "tiepidi", i poveri si salvano solo se viviamo come Gesù, togliendoci il mantello di dosso. Ed è proprio questo l'augurio più bello che posso fare a voi e a me stesso. Dio ha scelto per me la strada di essere "normale", libero di andare dove c'è qualcuno che ha bisogno di me, dove Lui mi manderà".
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Quale ringraziamento per la sua preziosa testimonianza, e in omaggio al suo 25° anniversario di ordinazione, la comunità di Garlate ha quindi consegnato a don Pietro tre doni: un cero, un quadretto con una frase di San Francesco e uno zaino, con cui trasportare la sua amata macchina fotografica e tutto il necessario per la sua missione nel Sud-est asiatico, con l'ulteriore "promessa" di destinare a lui anche le offerte che saranno raccolte il prossimo 6 gennaio tra Olginate, Garlate e Pescate in occasione del bacio a Gesù Bambino.
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Il sindaco Giuseppe Conti e la sua vice Pierangela Maggi

A salutare e ringraziare don Pietro anche il sindaco Giuseppe Conti, che come di consueto al termine della funzione ha condiviso alcune riflessioni sul senso più profondo della festa odierna, "un giorno significativo che lascia sempre a tutti noi una sensazione di comunanza e che porto con me fin dalla più tenera età". "La ricorrenza di Santo Stefano racchiude più di 1.500 anni di storia cristiana, rappresenta uno dei legami più robusti che fanno di noi garlatesi una comunità coesa, che si riconosce nelle proprie origini" ha sostenuto il primo cittadino, in fascia tricolore, concentrandosi poi sull'esempio di don Pietro: "La sua è un'esistenza dedicata al sacerdozio, una missione oggi più complicata di ieri perché incontra problemi complessi e si scontra con la miseria materiale e morale. Gli siamo profondamente grati per la strada che ha scelto, testimoniando la vita a contatto con le difficoltà che tutti attraversiamo. Don Pietro ci fa capire che dobbiamo incontrare Dio proprio nei momenti in cui cerchiamo un porto sicuro, un compagno di viaggio che ci sappia orientare: siamo contenti di condividere con lui il cammino".
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Il sacerdote con i suoi famigliari

Come da tradizione, a chiusura della mattinata la Protezione civile di Garlate ha provveduto a distribuire le mele sul sagrato della Chiesa, mentre prima della Messa si era svolta la consueta benedizione delle auto.
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Dopo la tombolata pomeridiana, la festa di Santo Stefano vivrà infine un ulteriore momento domenica sera in Oratorio con uno spettacolo teatrale sulla vita di padre Tullio Favalli, missionario del PIME ucciso nelle Filippine per il suo impegno in favore della giustizia e della pace. L'appuntamento è alle ore 21.00.
B.P.
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