Lecco: volantinaggio degli operatori UEPE in Tribunale, 900 casi e 12 assistenti sociali
Si sono mobilitati di fronte ai Tribunali di diverse città lombarde, tra cui Como e Milano, e una piccola rappresentanza ha raggiunto Lecco per distribuire un volantino sottoscritto da quattro sigle sindacali, per denunciare la loro situazione. Sono gli operatori degli Uffici dell’Esecuzione Penale Esterna della Lombardia (UEPE), che a seguito dell’introduzione della sospensione del procedimento penale con messa alla prova (legge 28 aprile 2014 n. 67) si sono visti aumentare notevolmente i carichi di lavoro, senza però un adeguato incremento di personale.
L’UEPE si occupa da sempre dei condannati – fino a 4 anni di pena – con pena detentiva alternativa al carcere, ma da un anno a questa parte – con la nuova legge – anche gli imputati possono essere affidati a loro allo scopo di effettuare la sospensione del processo con “messa alla prova” dell’imputato.
“In pratica si sollevano gli uffici del Tribunale da una serie di pratiche, e si evita che il processo proceda. Anche il casellario giudiziario della persona risulterà pulito. Il Tribunale ci fa pervenire una richiesta di intervento e noi effettuiamo approfondimenti sulla persona. Trasmettiamo la nostra relazione al giudice, che decide se e in quale modalità l’imputato può svolgere lavori di pubblica utilità” hanno spiegato le due assistenti sociali.
“Personalmente condividiamo questa modalità, ma a fronte di un carico di lavoro notevolmente aumentato, non c’è stato incremento del personale”. Nei primi 5 mesi del 2015 son stati oltre 900 i casi seguiti dall’UEPE di Como (Province di Lecco, Sondrio e Como), di cui 280 sono misure alternative al carcere. Questo a fronte della presenza di 12 assistenti sociali.
“In questa situazione non siamo in grado di offrire un servizio di qualità” hanno spiegato i due funzionari UEPE, spesso in distaccamento a Lecco presso il carcere o gli uffici competenti per assistere imputati e condannati. “Noi seguiamo la persona durante i lavori di pubblica utilità ma anche in seguito, per attuare una sua riabilitazione a livello sociale. Si tratta per lo più di soggetti incensurati o con condanne di minima entità, ma con questa situaizone il nostro lavoro è messo a dura prova”.
Questo il comunicato a firma Fp Cgil, Cisl dei Laghi, Uilfpl e Usb, diffuso questa mattina a Lecco:
Anna Turati e Morena Colzani
Anna Turati e Morena Colzani, assistenti sociali in forze all’ufficio di Como - che si occupa anche dei territori delle Province di Lecco e Sondrio – questa mattina hanno consegnato il documento presso l’Ordine degli Avvocati, la cancelleria, e all’esterno delle porte del Tribunale.L’UEPE si occupa da sempre dei condannati – fino a 4 anni di pena – con pena detentiva alternativa al carcere, ma da un anno a questa parte – con la nuova legge – anche gli imputati possono essere affidati a loro allo scopo di effettuare la sospensione del processo con “messa alla prova” dell’imputato.
“In pratica si sollevano gli uffici del Tribunale da una serie di pratiche, e si evita che il processo proceda. Anche il casellario giudiziario della persona risulterà pulito. Il Tribunale ci fa pervenire una richiesta di intervento e noi effettuiamo approfondimenti sulla persona. Trasmettiamo la nostra relazione al giudice, che decide se e in quale modalità l’imputato può svolgere lavori di pubblica utilità” hanno spiegato le due assistenti sociali.
“Personalmente condividiamo questa modalità, ma a fronte di un carico di lavoro notevolmente aumentato, non c’è stato incremento del personale”. Nei primi 5 mesi del 2015 son stati oltre 900 i casi seguiti dall’UEPE di Como (Province di Lecco, Sondrio e Como), di cui 280 sono misure alternative al carcere. Questo a fronte della presenza di 12 assistenti sociali.
“In questa situazione non siamo in grado di offrire un servizio di qualità” hanno spiegato i due funzionari UEPE, spesso in distaccamento a Lecco presso il carcere o gli uffici competenti per assistere imputati e condannati. “Noi seguiamo la persona durante i lavori di pubblica utilità ma anche in seguito, per attuare una sua riabilitazione a livello sociale. Si tratta per lo più di soggetti incensurati o con condanne di minima entità, ma con questa situaizone il nostro lavoro è messo a dura prova”.
Questo il comunicato a firma Fp Cgil, Cisl dei Laghi, Uilfpl e Usb, diffuso questa mattina a Lecco:
I lavoratori degli Uffici dell’Esecuzione Penale Esterna della Lombardia si mobilitano unitamente per denunciare le gravi condizioni in cui versano a causa dei carichi di lavoro divenuti insostenibili.
Le poche risorse di personale, economiche e di mezzi messi a disposizione dal Ministero della Giustizia risultano del tutto insufficienti ad affrontare il delicato compito di recupero/reinserimento di persone condannate e/o imputate, attraverso percorsi di riparazione sociale che garantiscano la sicurezza della collettività”, riferiscono dalla Cgil.
I numeri sono sconfortanti: in Lombardia i 5 Uepe di Milano, Pavia, Brescia, Como, Mantova e le due sedi distaccate di Varese e Bergamo, per un totale di circa una novantina di assistenti sociali, hanno seguito al 31 Maggio 2015 oltre 11.000 casi di cui 6.500 sono misure alternative alla detenzione. Inoltre la situazione si è ulteriormente aggravata con l’introduzione della sospensione del procedimento penale con messa alla prova (LEGGE 28 aprile 2014, n. 67 ) che ha aumentato ancora di più il carico di lavoro.
Solo per quanto riguarda l’UEPE di Como, nei prime cinque mesi del 2015, a fronte di 12 assistenti sociali, sono state seguiti 900 casi di cui 280 sono misure alternative.
Le recenti misure tese a favorire l’accesso alle misure alternative alla detenzione e la sospensione del processo con messa alla prova dell’imputato, sta avvenendo senza oneri aggiuntivi per lo Stato che ha scelto di non prevedere neppure un minimo aumento di personale, di risorse e di mezzi, con ricadute devastanti sui lavoratori, sulla qualità dei servizi prestati all’utenza e conseguentemente con un prevedibile aumento del rischio di recidiva.
Le poche risorse di personale, economiche e di mezzi messi a disposizione dal Ministero della Giustizia risultano del tutto insufficienti ad affrontare il delicato compito di recupero/reinserimento di persone condannate e/o imputate, attraverso percorsi di riparazione sociale che garantiscano la sicurezza della collettività”, riferiscono dalla Cgil.
I numeri sono sconfortanti: in Lombardia i 5 Uepe di Milano, Pavia, Brescia, Como, Mantova e le due sedi distaccate di Varese e Bergamo, per un totale di circa una novantina di assistenti sociali, hanno seguito al 31 Maggio 2015 oltre 11.000 casi di cui 6.500 sono misure alternative alla detenzione. Inoltre la situazione si è ulteriormente aggravata con l’introduzione della sospensione del procedimento penale con messa alla prova (LEGGE 28 aprile 2014, n. 67 ) che ha aumentato ancora di più il carico di lavoro.
Solo per quanto riguarda l’UEPE di Como, nei prime cinque mesi del 2015, a fronte di 12 assistenti sociali, sono state seguiti 900 casi di cui 280 sono misure alternative.
Le recenti misure tese a favorire l’accesso alle misure alternative alla detenzione e la sospensione del processo con messa alla prova dell’imputato, sta avvenendo senza oneri aggiuntivi per lo Stato che ha scelto di non prevedere neppure un minimo aumento di personale, di risorse e di mezzi, con ricadute devastanti sui lavoratori, sulla qualità dei servizi prestati all’utenza e conseguentemente con un prevedibile aumento del rischio di recidiva.