Parco Monte Barro: 4 ipotesi sulla struttura di Castelletto tra 'il verosimile e il possibile'

E’ stata interamente dedicata alla fortificazione rinvenuta sulla cima del Monte Castelletto, sul territorio comunale di Pescate, all’interno del Parco Monte Barro, la serata di approfondimento tenutasi, in un’atmosfera raccolta, ieri, venerdì 4 luglio, a villa Bertarelli all’interno della serie di iniziativa promosse dal Mab in collaborazione con la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Poche ma appassionate le persone riunite per quella che si è rivelata essere una vera e propria lezione di storia che, valicando secoli e coprendo un arco temporale piuttosto ampio, dal basso Medioevo fino al XV secolo, ha tentato di ripercorrere le tappe della storia di Monte Castelletto e di Lecco mettendo in evidenza l'importanza strategica e militare della struttura.

Immagini di repertorio scattate durante il sopralluogo successivo al rinvenimento.
Sotto la base della fortificazione e una palla da catapulta trovata durante gli scavi

Una ricostruzione attenta e minuziosa quella condotta dal professor Gianmarco Cassandi, ricercatore di storia medievale presso l'Università Cattolica di Brescia che ha presentato una ricerca storico-documentaria sul Monte Castelletto attraverso la quale ha cercato di far luce sui possibili utilizzi di quella costruzione a base quadrangolare circondata da un muro di cinta risalente al XIII secolo, venuta alla luce qualche mese fa nel corso dell'ultima campagna di scavi archeologici.
Quattro le ipotesi postulate dal ricercatore universitario, tutte vagliate e valutate grazie all'ausilio di fonti storiografiche e la consultazione di documenti ed archivi storici, i Registri Ducali e gli archivi Ducali di Milano in primis.

Il presidente del parco Federico Bonifacio

La prima ipotesi, la cui paternità in realtà di deve al professor Lanfredo Castelletti, direttore della campagna di scavo, è che la fortificazione possa essere stata una torre di segnalazione o di avvistamento, in virtù soprattutto della sua collocazione particolarmente favorevole dal punto di vista geografico, posta a guardia di alcune delle principali vie di comunicazione della zona. Questo dato archeologico troverebbe, tra l'altro, un supporto nel dato toponomastico: Castelletto - Castello.

Il prof. Lanfredo Castelletti

La seconda congettura vedrebbe un collegamento della fortificazione con il monastero di S. Dionigi e la Chiesa di S. Michele per una funzione di ricetto, di rifugio occasionale che all'occorrenza poteva servire come difesa per la popolazione locale o per coloro che operavano nell'ambito della corte. Il docente ha, infatti, ricordato come l'importanza della zona non solo dal punto di vista militare, ma anche economico traspare dalla presenza di numerose realtà monastiche alle quali le innumerevoli fortificazioni potrebbero essere appartenute.
La terza ipotesi si rifà ad un noto documento del 1286, quando negli accordi conclusivi siglati al termine dell' “acerrima” guerra tra Milano e Como si giunge alla famosa “pace di Lomazzo” che sancisce le sfere d'influenza delle due città
In particolare si legge come alla città lariana rimanga una rocchetta di Lecco e un'altra realtà analoga al di là dell'Adda. Proprio il riferimento a quest’altra rocchetta “al di là dell'Adda” farebbe pensare alla fortificazione di Castelletto.

Il prof. Gianmarco Cossandi

La quarta ed ultima pensata, infine, vedrebbe la struttura come una sorta di elemento distaccato anche se collegato alla vicina fortezza del Monte Barro, realizzata nel corso del XV secolo per volontà dei Visconti prima e di Francesco Sforza  poi, in un momento di massima importanza militare della zona di Lecco in quanto terra di confine tra Milano e Venezia, tanto da rendere necessaria la costruzione di ulteriori postazioni a difesa del territorio.
In quest'ottica il Castelletto potrebbe rappresentare perciò un'ala distaccata della fortificazione del Monte Barro, costituendone un avamposto o una zona di avvistamento e di segnalazione.

Come ha voluto precisare più volte il dottor Cassandi, la storia della costruzione, muovendosi tra il “verisimile e il possibile” presenta “ampie zone d'ombra, ampie suggestioni, tante possibilità per nuove ricerche che in un futuro potrebbero confermare, reindirizzare o addirittura riscrivere gli studi fin qui condotti”.
Infine un invito da parte sua, quale stimolo, a proseguire nelle ricerche di modo tale da gettare nuova e più chiara luce sulla storia di Castelletto.
Laura Messineo
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