La vita quotidiana dei Goti tra le alture lecchesi spiegata al buio, tra le 'ricchezze' del Parco Monte Barro

Un tuffo nel passato di 1.500 anni: è questa l'opportunità offerta dal Parco del Monte Barro, che nella serata di sabato 3 settembre ha riproposto l'apprezzata "Notte dei Goti". L'atteso appuntamento a cadenza biennale ha richiamato anche questa volta molti visitatori che, complice l'atmosfera notturna particolarmente suggestiva, si sono lasciati trasportare in una visita guidata alla riscoperta di storie e tradizioni delle popolazioni Gote che nel V e VI secolo abitavano le pendici del Monte Barro.
Ritrovatisi al piazzale degli Alpini alle ore 20, i partecipanti hanno percorso il breve sentiero che conduce all'area archeologica dei Piani di Barra, dove ha avuto inizio la visita. Immersi nel buio più fitto, i resti degli antichi insediamenti hanno preso vita grazie alla luce di torce e candele e agli interventi dell'archeologa Marina Uboldi, che ha dipinto scene di vita quotidiana spiegando usi e costumi dei Goti del Barro.

Due componenti dell'associazione rievocativa "La masnada lariana"

Come afferma la stessa studiosa nel volumetto recentemente realizzato per il Museo Archeologico del Barro, l'insediamento di questa popolazione nella penisola italiana seguì alla deposizione dell'ultimo imperatore romano Romolo Augustolo ad opera di Odoacre nel 476 d.C.; contro quest'ultimo l'imperatore d'Oriente Zenone inviò l'esercito degli Ostrogoti guidati da Teodorico. Alla sconfitta di Odoacre seguì l'occupazione progressiva da parte dei Goti dei punti strategici già esistenti lungo vallate e fiumi e la costruzione di nuovi insediamenti fortificati: è a questa fase storica che può essere attribuito il castello di Monte Barro, che dalla sua vetta solitaria dominava pianura e valli circostanti.
L'abitato del V e VI secolo doveva comprendere tra i quindici e i venti edifici, che ospitavano presumibilmente circa 250 individui (50-100 militari più i componenti delle loro famiglie) distribuiti su 8 ettari; una superficie fortificata così vasta doveva servire ad accogliere un grande numero di rifugiati in caso di necessità.

Il presidente del Parco Monte Barro Federico Bonifacio e l'archeologa Marina Uboldi

Abbandonati completamente dagli abitanti e spogliati delle suppellettili, gli edifici furono distrutti da un incendio intorno al 540 d.C. e tra il XVII e il XX secolo l'area dei Piani di Barra venne ridotta a coltura livellando le macerie: ogni traccia dell'abitato scomparve così dalla vista e dalla memoria collettiva fino agli scavi iniziati nel 1986 e durati dodici anni, che riportarono alla luce i resti degli insediamenti fortificati grazie all'intesa tra il dottor Lanfredo Castelletti, direttore del museo "Giovio" di Como e l'allora presidente del Parco Monte Barro e sindaco di Galbiate prof. Giuseppe Panzeri.

Ma il Monte Barro non cessa di riservare sorprese, e la notte dei Goti è stata anche occasione per illustrare le importanti scoperte del nuovo sito archeologico di Monte Castelletto che, come spiegato dall'archeologo Marco Tremari, è stato recentemente datato tra l'VIII e il IX secolo in base alle analisi al carbonio 14.

Ad accompagnare la visita notturna, contribuendo a creare un'atmosfera suggestiva e coprendo il rumore del traffico in lontananza, sono state le melodie medievali dell'associazione rievocativa "La masnada lariana". Per i bambini sono stati organizzati dei laboratori di archeologia dove imparare a costruire arco e frecce, mentre la visita agli scavi si è conclusa con una cena gota a buffet presso la Baita Nineta. Qui i volontari dell'associazione Ecobarro hanno rifocillato i partecipanti con ricette e sapori del passato, coronando con un tocco gastronomico il ritorno al presente.

"L'evento è stato organizzato in collaborazione con il Museo Archeologico del Barro, l'associazione Ecobarro, l'associazione Amici del MAB e la Cooperativa Eliante. Se non ci fossero realtà come queste, basate sul volontariato, nulla di tutto quello che viene fatto per la manutenzione del Parco sarebbe possibile: ringrazio tutti per aver contribuito a questa serata e per l'impegno profuso quotidianamente nella cura di quest'area protetta" ha commentato il presidente Federico Bonifacio, concludendo: "la notte dei Goti era stata pubblicizzata anche sul numero di settembre della rivista "Orobie", che ha dedicato dieci pagine alle scoperte archeologiche del Barro, ma certo non mi aspettavo una partecipazione così ampia. È davvero una grande soddisfazione".
E.T.
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