La vita quotidiana dei Goti tra le alture lecchesi spiegata al buio, tra le 'ricchezze' del Parco Monte Barro
Un tuffo nel passato di 1.500 anni: è questa l'opportunità offerta dal Parco del Monte Barro, che nella serata di sabato 3 settembre ha riproposto l'apprezzata "Notte dei Goti". L'atteso appuntamento a cadenza biennale ha richiamato anche questa volta molti visitatori che, complice l'atmosfera notturna particolarmente suggestiva, si sono lasciati trasportare in una visita guidata alla riscoperta di storie e tradizioni delle popolazioni Gote che nel V e VI secolo abitavano le pendici del Monte Barro.
Ritrovatisi al piazzale degli Alpini alle ore 20, i partecipanti hanno percorso il breve sentiero che conduce all'area archeologica dei Piani di Barra, dove ha avuto inizio la visita. Immersi nel buio più fitto, i resti degli antichi insediamenti hanno preso vita grazie alla luce di torce e candele e agli interventi dell'archeologa Marina Uboldi, che ha dipinto scene di vita quotidiana spiegando usi e costumi dei Goti del Barro.
L'abitato del V e VI secolo doveva comprendere tra i quindici e i venti edifici, che ospitavano presumibilmente circa 250 individui (50-100 militari più i componenti delle loro famiglie) distribuiti su 8 ettari; una superficie fortificata così vasta doveva servire ad accogliere un grande numero di rifugiati in caso di necessità.
Ritrovatisi al piazzale degli Alpini alle ore 20, i partecipanti hanno percorso il breve sentiero che conduce all'area archeologica dei Piani di Barra, dove ha avuto inizio la visita. Immersi nel buio più fitto, i resti degli antichi insediamenti hanno preso vita grazie alla luce di torce e candele e agli interventi dell'archeologa Marina Uboldi, che ha dipinto scene di vita quotidiana spiegando usi e costumi dei Goti del Barro.
Due componenti dell'associazione rievocativa "La masnada lariana"
L'abitato del V e VI secolo doveva comprendere tra i quindici e i venti edifici, che ospitavano presumibilmente circa 250 individui (50-100 militari più i componenti delle loro famiglie) distribuiti su 8 ettari; una superficie fortificata così vasta doveva servire ad accogliere un grande numero di rifugiati in caso di necessità.
Il presidente del Parco Monte Barro Federico Bonifacio e l'archeologa Marina Uboldi
E.T.