Riforma sanitaria: i sindacati dei pensionati fanno chiarezza sulla presa in carico dei cronici. 'Attenti, non è obbligatoria'

La rivoluzione nell'assistenza ai malati cronici, con l'avvento della cosiddetta ''presa in carico'', ha fatto sorgere non poche perplessità ai pensionati, che occupano la porzione più grande tra la popolazione afflitta da questo genere di patologie. I sindacati di tutela della categoria hanno organizzato giovedì mattina, 25 gennaio, un incontro nella sala Ance di via Grandi, a Lecco, invitando al tavolo dei relatori due direttori di ATS Brianza, i dottori Andrea De Vitis e Lorenzo Brugola.

VIDEO


E' un dato di fatto che la popolazione stia invecchiando velocemente, e per quanto l'aspettativa di vita in province come quella di Lecco sia piuttosto alta, lo è altrettanto la percentuale di persone che ad una certa età manifestano malattie croniche. Nei distretti di ATS Brianza, da Lecco a Monza, è stimato che saranno almeno 400mila i pazienti che dovranno vedersela con il piano definito dalla Regione all'interno della riforma sanitaria del 2015 in materia di presa in carico della cronicità. Questa è suddivisa su tre livelli, a seconda del numero di patologie che presenta la persona malata e delle loro criticità.


Per affrontare le nuove disposizioni, SPI CGIL, FNP CISL e UIL Pensionati reputano che sia necessario far comprendere ai più anziani il ruolo dei gestori, quei dottori di medicina generale o medici di base, o addirittura privati che dovranno mettersi una volta per tutte al servizio del sociale, in un certo senso, più tutta la serie di novità che la riforma comporta. L'intervento dei gruppi sindacali a tutela dei pensionati è incominciato per tempo, come spiegato durante l'incontro, e i principali responsabili di questi hanno partecipato a diversi tavoli per affrontare il tema.

Beppe Saronni, segretario federazione nazionale pensionati CISL Lecco-Monza

Stefano Landini, segretario generale sindacato pensionati italiani (SPI) CGIL Lombardia, Beppe Saronni, segretario FNP CISL Lecco-Monza, Giacomo Arrigoni, segretario UIL Pensionati Lecco, il dottor Andrea De Vitis, direttore per ATS Brianza del DIAC (dipartimento informazione, accesso alle cure e continuità assistenziale) e il dottore Lorenzo Brugola di ATS Brianza, direttore area distrettuale Monza e Lecco

L'incontro che si è svolto nella mattinata di giovedì è arrivato in quella che è la quarta fase, su cinque in tutto, di avviamento del piano di presa in carico. Così le ha presentate il dottor Brugola. Tutto è partito nel 2015 con la stratificazione da parte di Regione Lombardia della popolazione che presenta malattie croniche. In seguito alla comunicazione delle suddivisioni in livelli, in ATS sono state avviate le campagne di candidature per coinvolgere i dottori di medicina generale, le strutture sanitarie e sociosanitarie per diventare gestori. Questo passaggio è avvenuto tra giugno e agosto dello scorso anno, e risulta ci sia ancora una buona fetta di medici che non ha dato il proprio consenso, e forse non lo farà mai. Il dottor Brugola ha spiegato che le richieste, comunque, sono state centinaia, e l'ATS ha provveduto a valutarne l'idoneità (terza fase). Con l'invio delle comunicazioni ai malati cronici il sistema è entrato alla quarta fase, dove si trova attualmente. Il contenuto delle lettere ha suscitato parecchi dubbi tra i sindacalisti.

Il dottor Andrea De Vitis, direttore per ATS Brianza del DIAC

L’intervento di Giancarlo Bandinelli, dirigente nazionale di Sinistra Lavoro

I segretari Beppe Saronni (FNP CISL Lecco-Monza) e Giacomo Arrigoni (UIL Pensionati Lecco)

''Omettere di dire che una persona può aderire ad un soggetto accreditato ma può anche non farlo, non ci sembra proprio solo una svista - ha commentato Beppe Saronni, segretario FNP CISL Lecco-Monza - Questo è sicuramente un elemento che non completa il quadro informativo, non un elemento di second'ordine''. Attualmente hanno ricevuto questa lettera i pazienti che erano già inseriti nel modello CReG, una sperimentazione di gestione della cronicità sostituita con l'ingresso della presa in carico. Successivamente ne riceveranno una anche i pazienti del terzo livello, coloro che presentano una sola patologia. Tanta carne messa al fuoco giovedì mattina, tra i temi maggiormente discussi il rapporto che avranno le strutture private rispetto alle nuove modalità di gestione delle malattie croniche.

I tecnici di ATS, il dottor De Vitis e il dottor Brugola

Ambrogio Sala durante il suo intervento

A questo ha cercato di dare una risposta il dottor De Vitis: ''il privato vive senza dubbio sul risultato economico, ma è anche vero che la riformazione prevista dalla legge 23 il privato è portato a costruire una rete di servizi non sono più solo relegate alle proprie specificità erogative. Sempre più spesso saranno costretti ad implicarsi anche nel socio sanitario. E questo è un passo epocale. Non è detto che funzioni, però non si può non provarci. Solo così il paziente entra al centro del sistema''.

Guerrino Donegà, funzionario CGIL

Pinuccia Cogliati, funzionaria SPI CGIL

Stefano Landini, segretario generale SPI CGIL Lombardia

A breve si passerà dunque alla quinta fase, quella in cui i pazienti dovranno accettare o meno di sottoscrivere il patto di cura con il proprio gestore, nuovo o vecchio che sia e salvo che l'equivoco dell'obbligatorietà sia superato. Saranno quindi avviati i PAI, i piani di assistenza individuale, e ai gestori verrà corrisposta la remunerazione della presa in carico, dai 35 euro per i pazienti monopatologici ai 45 euro per chi ha più di quattro malattie croniche. Parecchi sono stati gli interventi del pubblico, molti scettici, che nonostante le dettagliate spiegazioni dei relatori continuano a non gradire il sistema.

La distribuzione delle patologie croniche secondo i dati di ATS Brianza, riferiti ai suoi distretti (Lecco, Vimercate e Monza)

Tra gli scettici c'è sicuramente il segretario generale SPI CGIL Lombardia, Stefano Landini, il quale ne ha fatta più che altro una questione soprattutto politica, intervenendo in conclusione dell'incontro. ''Il contributo dei tecnici è stato sicuramente positivo - ha commentato - Ma non possiamo far finta che per prima cosa, queste nuove disposizioni non abbiano davanti principalmente la politica. Stiamo parlando di un immane quantitativo di risorse, che qualcuno ha deciso di spendere da una parte e non dall'altra''.
A.S.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.