Riforma sanitaria: i sindacati dei pensionati fanno chiarezza sulla presa in carico dei cronici. 'Attenti, non è obbligatoria'
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Per affrontare le nuove disposizioni, SPI CGIL, FNP CISL e UIL Pensionati reputano che sia necessario far comprendere ai più anziani il ruolo dei gestori, quei dottori di medicina generale o medici di base, o addirittura privati che dovranno mettersi una volta per tutte al servizio del sociale, in un certo senso, più tutta la serie di novità che la riforma comporta. L'intervento dei gruppi sindacali a tutela dei pensionati è incominciato per tempo, come spiegato durante l'incontro, e i principali responsabili di questi hanno partecipato a diversi tavoli per affrontare il tema.
Beppe Saronni, segretario federazione nazionale pensionati CISL Lecco-Monza
Stefano Landini, segretario generale sindacato pensionati italiani (SPI) CGIL Lombardia, Beppe Saronni, segretario FNP CISL Lecco-Monza, Giacomo Arrigoni, segretario UIL Pensionati Lecco, il dottor Andrea De Vitis, direttore per ATS Brianza del DIAC (dipartimento informazione, accesso alle cure e continuità assistenziale) e il dottore Lorenzo Brugola di ATS Brianza, direttore area distrettuale Monza e Lecco
Il dottor Andrea De Vitis, direttore per ATS Brianza del DIAC
L’intervento di Giancarlo Bandinelli, dirigente nazionale di Sinistra Lavoro
I segretari Beppe Saronni (FNP CISL Lecco-Monza) e Giacomo Arrigoni (UIL Pensionati Lecco)
''Omettere di dire che una persona può aderire ad un soggetto accreditato ma può anche non farlo, non ci sembra proprio solo una svista - ha commentato Beppe Saronni, segretario FNP CISL Lecco-Monza - Questo è sicuramente un elemento che non completa il quadro informativo, non un elemento di second'ordine''. Attualmente hanno ricevuto questa lettera i pazienti che erano già inseriti nel modello CReG, una sperimentazione di gestione della cronicità sostituita con l'ingresso della presa in carico. Successivamente ne riceveranno una anche i pazienti del terzo livello, coloro che presentano una sola patologia. Tanta carne messa al fuoco giovedì mattina, tra i temi maggiormente discussi il rapporto che avranno le strutture private rispetto alle nuove modalità di gestione delle malattie croniche.I tecnici di ATS, il dottor De Vitis e il dottor Brugola
Ambrogio Sala durante il suo intervento
A questo ha cercato di dare una risposta il dottor De Vitis: ''il privato vive senza dubbio sul risultato economico, ma è anche vero che la riformazione prevista dalla legge 23 il privato è portato a costruire una rete di servizi non sono più solo relegate alle proprie specificità erogative. Sempre più spesso saranno costretti ad implicarsi anche nel socio sanitario. E questo è un passo epocale. Non è detto che funzioni, però non si può non provarci. Solo così il paziente entra al centro del sistema''.Guerrino Donegà, funzionario CGIL
Pinuccia Cogliati, funzionaria SPI CGIL
Stefano Landini, segretario generale SPI CGIL Lombardia
A breve si passerà dunque alla quinta fase, quella in cui i pazienti dovranno accettare o meno di sottoscrivere il patto di cura con il proprio gestore, nuovo o vecchio che sia e salvo che l'equivoco dell'obbligatorietà sia superato. Saranno quindi avviati i PAI, i piani di assistenza individuale, e ai gestori verrà corrisposta la remunerazione della presa in carico, dai 35 euro per i pazienti monopatologici ai 45 euro per chi ha più di quattro malattie croniche. Parecchi sono stati gli interventi del pubblico, molti scettici, che nonostante le dettagliate spiegazioni dei relatori continuano a non gradire il sistema.La distribuzione delle patologie croniche secondo i dati di ATS Brianza, riferiti ai suoi distretti (Lecco, Vimercate e Monza)