Civate: la flora e i prati aridi del Monte Rai spiegati da due giovani esperte

Nelle loro ricerche si sono concentrate, rispettivamente, sulla vegetazione e sui prati aridi del Monte Rai, accompagnando i numerosi presenti in un affascinante viaggio virtuale alla scoperta del Cornizzolo, un immenso scrigno di tesori ancora per molti aspetti sconosciuti e inesplorati. Con un’esposizione chiara, esaustiva e concisa, le giovani dottoresse in Scienze Naturali Clara Citterio e Barbara Valle sono riuscite a tenere sempre alta l’attenzione delle decine di ascoltatori intervenuti nella serata di ieri, venerdì 2 febbraio, presso la sala civica di Civate per un interessante incontro di approfondimento sul Cornizzolo, definito appunto come “una montagna da conoscere”.



Il sindaco di Civate Baldassare Mauri

La prima, in particolare, si è soffermata sulla zona a sud del SIC Sasso Malascarpa e della ZPS del Triangolo Lariano, che negli intenti delle Amministrazioni Comunali di Civate, Valmadrera e Suello potrebbe essere estesa per andare a coprire un’area – quella indicata in rosa nella cartina sottostante – che di fatto non è sottoposta a nessun tipo specifico di tutela ambientale.



Da sinistra: Barbara Valle, Giuseppe Stefanoni (Coordinamento Cornizzolo), Giuliana Pirotta. Alle loro spalle, in piedi, Clara Citterio

“Le origini della Valle dell’Oro e del Monte Rai risalgono probabilmente a oltre 100 milioni di anni fa, come testimoniano anche i residui di calcare di zu con bioclasti e i depositi morenici connessi a fenomeni glaciali” ha spiegato Clara Citterio. “Si tratta di un’area estremamente ricca di vegetazione, con boschi termofili dai 200 agli 800 metri di quota e una faggeta nel piano montano. Moltissime – circa 150 – le specie, anche perenni, di flora protetta, suddivise in quattro diversi habitat: tra questi anche le praterie con Molinia e le formazioni erbose”.



Il pubblico

Necessitano di una tutela attiva, in grado di sopperire alla loro forte vulnerabilità, ancora maggiore di quella dei boschi, anche i prati aridi del Monte Rai, caratterizzati come “secondari” (quelli “primari” sono le steppe) in base alle peculiarità del suolo e al loro stretto legame con le attività umane estensive, accanto alle quali sono evoluti nel corso dei millenni: si trovano principalmente su versanti erti ed esposti, in ambienti semi-naturali prealpini, in grado di mantenere un equilibrio dinamico con l’uomo e con il bosco termofilo, un vero e proprio habitat da proteggere.



Alcuni massi erratici di deposito morenico e una Physoplexis comosa

“I miei rilievi vegetazionali hanno contribuito a mettere in luce l’enorme ricchezza floristica dei prati aridi, che costituiscono un significativo rifugio per piante rare, spesso poco appariscenti ma importanti, e specie mediterranee” ha chiarito Barbara Valle. “Si tratta di un ambiente ricco di interazioni tra organismi, ma molto vulnerabile, come ha dimostrato anche la quasi totale assenza di orchidee tra le numerose varietà di flora rinvenute sul Monte”.



Alcuni residui di calcare di zu

Come per le numerose specie di uccelli elencate successivamente nella sua relazione da Giuliana Pirotta del CROS di Varenna, si auspica quindi una maggiore tutela, attiva e condivisa, del territorio naturale del Cornizzolo: un obiettivo, quest’ultimo, che potrebbe essere raggiunto già tramite l’ampliamento verso sud dell’attuale ZPS del “Triangolo Lariano”, secondo la proposta avanzata alla Regione, con una lettera di intenti, dalle tre Amministrazioni di Civate, Valmadrera e Suello.
B.P.
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