Carenno: Fedele Balossi, reduce di Russia racconta ai ragazzi la tragedia della guerra

Balossi Fedele
Reduci e alunni, alpini e insegnanti, bambini e amministratori, vecchie e nuove generazioni: tutta Carenno si è simbolicamente riunita ieri, 4 novembre, per ricordare le vittime, soldati ma anche civili, causate da tutte le guerre.
Gli alunni delle classi elementari e medie hanno esposto al Sindaco Luca Pigazzini e agli alpini del paese il frutto delle loro riflessioni e dei loro pensieri sulla tragedia della guerra.
Guardando a quanto è successo nel '900 ma anche a quello che sta succedendo nei nostri giorni in tutto il mondo, dalla Sierra Leone alla Palestina, dalla Siria alla Libia.
Con un ospite di eccezione: Fedele Balossi, "ragazzo" carennese del 1919 che ha vissuto in prima persona la terribile esperienza del secondo conflitto mondiale. Dal suo cascinale della Valle San Martino, Fedele è stato portato al fronte prima in Francia, poi in Albania e in Grecia e infine ha vissuto, a seguito della 46° compagnia del battaglione alpino Tirano, la disastrosa campagna di Russia.
Un'esperienza drammatica e terribile, che ha irrimediabilmente segnato la memoria di quel ragazzotto carennese: ancora vive in lui le immagini delle migliaia di disperati sperduti nella steppa russa, tra città dal nome impronunciabile, morti ammazzati dai proiettili e dal freddo.
"La morte era davanti agli occhi per tutti. Mi ricordo che eravamo in testa per sfondare l'ultimo cerchio dei russi, per uscire dalla secca, per essere liberi. Ma non fu cosi - ha ricordato Fedele in una lettera letta dal Sindaco Pigazzini - La mia compagnia fu distrutta, come gran parte del battaglione Tirano e ben pochi si salvarono. Gli aerei bombardavano e ci mitragliavano.  I carri armati, grossi come case, ci venivano addosso distruggendo qualsiasi cosa e qualsiasi essere umano. I morti erano uno sopra all'altro."
Tra i moltissimi che l'alpino vide morire anche un altro carennese:  "Al mio fianco c'era il mio compaesano Mazzoleni Giacomo, con la mitraglia in spalla. Per lui fu fatale un corpo di mortaio che lo colpi in pieno. Cadde ai miei piedi, morto. Subito ebbi il coraggio di prendere il portafoglio e la pipa dalla tasca per consegnarli alla sua famiglia".

Monica Rota, Balossi Fedele, il sindaco Luca Pigazzini e l'ass. Gabriella Zaina

C'è ancora tutta la violenza, l'insensatezza e la disumanità di quei momenti nelle sue parole che, fredde e fortissime allo stesso tempo, sono arrivate dritte al cuore dei ragazzi che hanno potuto ascoltarle.
"La morte era davanti agli occhi, ma il nemico più grande erano i lamenti che provenivano dai feriti e dai congelati rimasti sotto la neve, che chiamavano la propria mamma o la propria compagna e dicevano "sparatemi, non lasciatemi qui" - ha continuato il racconto di Fedele - Quei lamenti, cosi pieni di sofferenza sono e resteranno per sempre incisi nel mio cuore. Non posso fare altro che piangere la mia giovinezza".

Il gruppo Alpini di Carenno

Il signor Balossi, sopravvissuto alla campagna di Russia, ha dovuto conoscere poi anche le privazioni della prigionia, rinchiuso per 2 anni in un campo tedesco.
Un'esperienza incredibilmente terribile, che ha trasformato in immagini vivide e reali le parole che gli alunni hanno letto sui libri di storia. Ma un'esperienza comune a quella dei tanti, troppi, ragazzi italiani che hanno dovuto conoscere le ferite, sulla pelle e nel cuore, portate dalla Guerra.


"A Carenno, nel primo conflitto mondiale, sono caduti 29 giovani. Un numero altissimo se si pensa al numero degli abitanti che aveva in nostro Comune all'epoca - ha spiegato ai ragazzi la professoressa Monica Rota  - Tra questi  anche Balossi Pietro Carlo, di soli 16 anni".

Anche gli alunni della scuola elementare e i ragazzi delle medie hanno voluto portare il loro contributo in questa giornata di ricordo e commemorazione.
"Abbiamo letto testimonianze di reduci, ma anche quelle dei bambini soldato, per conoscere quelle guerre di cui sentiamo tanto parlare in televisione - hanno spiegato - Oggi vogliamo pronunciare il nostro no deciso alla guerra".
Gli studenti  della prima media hanno infine letto il racconto del bombardamento dell'Agosto 1943 su Roma fatto dalla scrittrice Elsa Morante nel suo romanzo "La Storia".



I più grandi hanno invece proposto le drammatiche lettere spedite ai famigliari da alcuni soldati al fronte. Tra queste, anche quella di un italiano, costretto a fucilare un commilitone e quella di un francese, che ha voluto esprimere le sue ultime parole alla moglie prima di essere condannato alla fucilazione.


A ricordare come la brutalità della guerra sia sempre disumana e che dietro al nemico ci sono sempre uomini, padri, figli uguali a noi.

P.V.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.