Galbiate: alla scoperta delle 'specie aliene'. Importate senza permesso di soggiorno dall'uomo o arrivate in 'clandestinità'

Giovedì 15 maggio, presso la Villa Bertarelli di Galbiate, ha avuto luogo la serata organizzata dall'Associazione Monte di Brianza e il Gruppo Valle Nava con il patrocinio del Comune di Galbiate e del Parco regionale del Monte Barro dal titolo ''Specie aliene - Piante e animali senza permesso di soggiorno", ovvero una serata dedicata alle specie naturali aliene invasive, cioè tutte quelle specie introdotte accidentalmente o, peggio, volontariamente in un ambiente diverso da quello della loro origine. Le specie aliene rappresentano infatti una pericolosa minaccia per la biodiversità poiché possono interagire con le specie autoctone non adattate alle nuove presenze, con conseguenti imprevedibili dinamiche di competizione e predazione che minacciano seriamente la presenza delle specie tipiche dei nostri luoghi.

A inizio serata sono intervenuti due degli organizzatori dell'evento, i quali hanno voluto ricordare diversi progetti che le proprie associazioni hanno svolto o stanno tutt'ora portando avanti per valorizzare l'ambiente e la cultura del nostro territorio. Tra questi, ad esempio, c'è il progetto di realizzazione del parco comunale sul Monte di Brianza, come ha ricordato Stefano Brambilla dell'Associazione Monte di Brianza. Si tratta di un'occasione di sviluppo territoriale che coinvolgerà molti soggetti istituzionali e della società civile, tutti uniti per offrire sia a chi abita che a chi fruisce di questa dorsale una migliore qualità della vita. "Queste associazioni devono fare rete, poiché, a parte l'importanza dello scambio umano, così facendo si ha un peso maggiore" - ha aggiunto poi Alfio Sala, di gruppo Nava.

Stefano Brambilla e Renato Grillo

Alfio Sala, Federico Bonifacio, Franco Orsenigo

Successivamente ha preso la parola Franco Orsenigo, presidente di associazione Monte di Brianza, il quale, prima di iniziare l'analisi delle varie specie, ha precisato il vero obiettivo della serata, ovvero quello di dare "una visione diversa per ragionare sullo stato di consapevolezza del nostro territorio, senza la pretesa di completezza".
Sono molte le specie che negli anni hanno contaminato il nostro territorio, accidentalmente o volontariamente. Questo fenomeno esiste da più di 2000 anni e si estende su tutto il pianeta. Le prime contaminazioni risalgono infatti al periodo dell'impero romano. Successivamente, con la scoperta dell'America, sono state introdotte nuove specie di animali ed anche vegetali. Ad oggi, in seguito ad una globalizzazione sempre più estesa, la contaminazione è sempre più rapida e diffusa.

Per quanto riguarda la fauna, sono diverse le specie alloctone che nel corso di questi ultimi anni hanno preso piede nel nostro territorio, molte delle quali sono state introdotte dall'uomo. Tra queste, ad esempio, si trova la nutria, grosso roditore dell'America del sud, importato circa dieci anni fa per la produzione di pellicce più economiche. La presenza di questo animale nel nostro territorio ha portato a problemi di varia natura, come ad esempio quello dell'indebolimento delle rive e la distruzione della vegetazione. Altri animali, sempre dall'America, sono ad esempio lo scoiattolo grigio, la tartaruga d'acqua dolce, il pesce siluro...animali importati dall'uomo che si sono trovati a confliggere con altri del nostro territorio. Alcuni invece sono giunti da soli, come nel caso della tortora orientale dall'Asia minore, o del bivalve zebra, probabilmente spostatosi attraverso le navi. Così anche per la zanzara tigre, arrivata con un carico di pneumatici dall'Asia, o il cinipide, arrivato da un carico di astoni di castagno.


Per quanto riguarda invece i vegetali, nel maggior numero dei casi la diffusione in altri tipi di habitat ha uno scopo prevalentemente estetico. Ne sono un esempio l'acero negundo, importato per contornare le strade, o il ciliegio tardivo, diffuso perché fiorisce in un diverso periodo dell'anno, così come il poligono del Giappone. Altri vegetali sono invece l'alianto, o albero del cielo, arrivato dalla Cina come alimento per la bombice, diffusa per sopperire alla morte del baco da seta, o la phytolacca americana, importata come pianta tintorea. Altre piante, la cui espansione è stata poi difficile, se non impossibile, da contenere sono invece l'artemisia.

L'arrivo di queste ed altre nuove specie ha ovviamente portato ad uno squilibrio nel nostro territorio. È bene dunque studiare il fenomeno in modo approfondito prima di arrecare ulteriori danni. Per questo motivo sono stati diffusi anche degli studi sull'etica della conservazione e della biodiversità.

È intervenuto poi Federico Bonifacio, presidente del Parco regionale del Monte Barro, il quale ha illustrato il lavoro di produzione e certificazione nel Centro Flora Autoctona (CFA), i cui obiettivi principali sono la rinaturazione e riqualificazione floristica, la salvaguardia di specie di interesse conservazionistico, l'ottenimento di protocolli e disciplinari per il coinvolgimento di operatori pubblici e privati nella produzione di piante e sementi certificate per interventi di ingegneria naturalistica e ripristino ambientale, e infine la certificazione della filiera produttiva al fine di garantire l'autoctonia di tutto il materiale propagato.

A conclusione della serata ha preso la parola Renato Grillo, vicepresidente del parco Monte Barro, il quale ha voluto evidenziare la gravità della contaminazione di un territorio, la quale è quasi sempre dovuta all'uomo. Le specie che invadono un territorio a cui non appartengono distruggono un equilibrio che si è formato in migliaia di anni. "La natura ha bisogno di tempi lunghissimi. I tempi dell'uomo, invece, sono velocissimi".
Pietro Magnani
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