Galbiate: alla scoperta delle 'specie aliene'. Importate senza permesso di soggiorno dall'uomo o arrivate in 'clandestinità'
Giovedì 15 maggio, presso la Villa Bertarelli di Galbiate, ha avuto luogo la serata organizzata dall'Associazione Monte di Brianza e il Gruppo Valle Nava con il patrocinio del Comune di Galbiate e del Parco regionale del Monte Barro dal titolo ''Specie aliene - Piante e animali senza permesso di soggiorno", ovvero una serata dedicata alle specie naturali aliene invasive, cioè tutte quelle specie introdotte accidentalmente o, peggio, volontariamente in un ambiente diverso da quello della loro origine. Le specie aliene rappresentano infatti una pericolosa minaccia per la biodiversità poiché possono interagire con le specie autoctone non adattate alle nuove presenze, con conseguenti imprevedibili dinamiche di competizione e predazione che minacciano seriamente la presenza delle specie tipiche dei nostri luoghi.
Sono molte le specie che negli anni hanno contaminato il nostro territorio, accidentalmente o volontariamente. Questo fenomeno esiste da più di 2000 anni e si estende su tutto il pianeta. Le prime contaminazioni risalgono infatti al periodo dell'impero romano. Successivamente, con la scoperta dell'America, sono state introdotte nuove specie di animali ed anche vegetali. Ad oggi, in seguito ad una globalizzazione sempre più estesa, la contaminazione è sempre più rapida e diffusa.
Per quanto riguarda invece i vegetali, nel maggior numero dei casi la diffusione in altri tipi di habitat ha uno scopo prevalentemente estetico. Ne sono un esempio l'acero negundo, importato per contornare le strade, o il ciliegio tardivo, diffuso perché fiorisce in un diverso periodo dell'anno, così come il poligono del Giappone. Altri vegetali sono invece l'alianto, o albero del cielo, arrivato dalla Cina come alimento per la bombice, diffusa per sopperire alla morte del baco da seta, o la phytolacca americana, importata come pianta tintorea. Altre piante, la cui espansione è stata poi difficile, se non impossibile, da contenere sono invece l'artemisia.
Stefano Brambilla e Renato Grillo
Alfio Sala, Federico Bonifacio, Franco Orsenigo
Successivamente ha preso la parola Franco Orsenigo, presidente di associazione Monte di Brianza, il quale, prima di iniziare l'analisi delle varie specie, ha precisato il vero obiettivo della serata, ovvero quello di dare "una visione diversa per ragionare sullo stato di consapevolezza del nostro territorio, senza la pretesa di completezza".Sono molte le specie che negli anni hanno contaminato il nostro territorio, accidentalmente o volontariamente. Questo fenomeno esiste da più di 2000 anni e si estende su tutto il pianeta. Le prime contaminazioni risalgono infatti al periodo dell'impero romano. Successivamente, con la scoperta dell'America, sono state introdotte nuove specie di animali ed anche vegetali. Ad oggi, in seguito ad una globalizzazione sempre più estesa, la contaminazione è sempre più rapida e diffusa.
Per quanto riguarda invece i vegetali, nel maggior numero dei casi la diffusione in altri tipi di habitat ha uno scopo prevalentemente estetico. Ne sono un esempio l'acero negundo, importato per contornare le strade, o il ciliegio tardivo, diffuso perché fiorisce in un diverso periodo dell'anno, così come il poligono del Giappone. Altri vegetali sono invece l'alianto, o albero del cielo, arrivato dalla Cina come alimento per la bombice, diffusa per sopperire alla morte del baco da seta, o la phytolacca americana, importata come pianta tintorea. Altre piante, la cui espansione è stata poi difficile, se non impossibile, da contenere sono invece l'artemisia.
Pietro Magnani