Carenno: compie 70 anni la 'Casa del Fanciullo', ospite in paese per l'estate dal 1964

Carenno, per anni, è stato luogo di "villeggiatura" per chi, avendo le risorse per farlo, durante l'estate "scappava" dalla canicola, trovando rifugio in un borgo a misura d'uomo, vicino a Milano ma lontano "anni luce" dalla frenesia cittadina, circondato dal verde in cui immergersi per godere del fresco. E sul piccolo paesino dalla Val San Martino, oltre 50 anni fa è caduta anche la scelta di un cappellano, "commilitone" di Felice Balossi e di quanti, giovanissimi, hanno conosciuto la guerra, scampando alla ritirata di Russia.

L'ingresso della prima sede della Casa del Fanciullo presso Santa Maria di Campagna (Piacenza)

Ragazzi della “Casa” con Padre Gherardo

Padre, nonno, maestro, protettore dei bambini della "Casa del Fanciullo": questo è stato padre Gherardo Gubertini, frate del convento di Santa Maria di Campagna, del Terz'Ordine francescano.
Originario del modenese (nato a Monfestino di Serramazzoni nel 1913) e ordinato a Piacenza nel 1937, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale il religioso viene chiamato sotto le armi come cappellano militare. Nel 1942 parte per il fronte russo. È con l'esperienza bellica che riscopre la bellezza della propria vocazione religiosa, ponendo le basi della sua futura opera pastorale ed educativa. In un'omelia pronunciata il 21 agosto 1983 nel cortile della "Casa del Fanciullo" confessa: "Da quella campagna, da quell'incontro, da quelle lotte, da quei feriti, da quelle morti, da quelle invocazioni, da quella fede, da quelle preghiere, io ho capito la mia vocazione di sacerdote".

Padre Gherardo Gubertini

Posa della prima pietra per la costruzione della sede a Ivaccari

È tra le fredde e aride steppe russe che la "chiamata del Signore" si rivela al frate francescano, attraverso il confronto con due realtà diverse, ma ugualmente forti e terribili.
Sul fronte padre Gherardo è guida spirituale dei giovani moribondi, i quali lo pregano di visitare le loro famiglie e i loro figli una volta tornato in patria. Lui stesso afferma, nell'omelia del 1983, che "è stata una forza quella che io ho ricevuto da loro, non ho dato, ho ricevuto, perché da quel tempo, lasciatemi confessare a voi tutti presenti, è cominciata la vera mia vocazione di religioso, di frate".
Un altro ricordo risale a una gelida notte al fronte: entrando in una squallida isba (tipica abitazione rustica della Russia, dal tetto di paglia e dalle pareti di legno), lui e i suoi compagni furono circondati da tanti bambini affamati, la cui infanzia era stata spezzata dalle bombe della guerra. Un incontro che fa nascere in Gherardo un desiderio: porgere la mano a tutti quei piccoli, che, nell'immediato dopoguerra, versavano in condizioni di grave povertà, per salvarli dalla fame, dall'ignoranza, dalla solitudine e dalle insidie della società.

Sede estiva della Casa del Fanciullo a Carenno

Padre Gherardo davanti alla moderna sede della scuola elementare a Ivaccari

Una volta tornato a Piacenza, nel 1946, risponde alla sua "Chiamata", trasformando quel desiderio in un progetto chiaro e definito.
Organizza così nel 1947, presso il convento cittadino di Santa Maria di Campagna, con l'aiuto del Terz'Ordine Francescano, un doposcuola che raccoglie ogni pomeriggio un numero sempre maggiore di ragazzi e bambini del quartiere, i quali ben presto diventano trecento.
Nel giorno di Santa Lucia del 1948, con il sostegno della comunità piacentina, padre Gherardo fonda la "Casa del Fanciullo" (scuola, semi-convitto e doposcuola) che, nel 1950, ottiene il riconoscimento ufficiale dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Nel 1959 nasce il primo "gruppo famiglia", per accogliere bambini soli e bisognosi di una casa.
Da subito il padre francescano sente l'esigenza di trovare un luogo lontano dai pericoli della città, dove permettere ai ragazzi di trascorrere l'estate in tranquillità, a contatto con la natura, e dove poter continuare il programma educativo di formazione.
E' a questo punto che la sua "missione" arriva a Carenno dove, nel 1959, trova il luogo adatto: un angolo di paradiso immerso nel silenzio, distante dalla frenetica vita cittadina. Grazie alla generosità dell'avvocato Adolfo Rosa, il quale mette a disposizione del frate una cascina circondata da un prato, nel 1964 viene inaugurata ufficialmente la sede estiva della "Casa del Fanciullo", che tuttora ospita, nei mesi di luglio e agosto, i ragazzi piacentini.
Nel frattempo l'attività cresce. Quando la prima Casa si rivelerà ormai troppo piccola per accogliere un numero sempre crescente di ragazzi, padre Gherardo inizia il riadattamento e la ristrutturazione di un'antica villa a Ivaccari. Nel 1977 si trasferisce lì il "gruppo famiglia". Nel 1987 inizia invece la costruzione di un nuovo fabbricato, inaugurato a Ivaccari nel 1992, che ospiterà la Scuola elementare paritaria. Colonna portante per la "Casa del Fanciullo" è anche Lidia Speroni, principale collaboratrice del padre francescano. Con lei Padre Gherardo Gubertini ha così dedicato tutta la sua vita a bambini e ragazzi abbandonati dalla società, mettendosi al loro fianco, tenendo loro la mano, guidandoli nella crescita, consentendo loro un riscatto.

Prati attorno alla Basilica in cui venivano riuniti i ragazzi

Edificio storico della casa a Ivaccari

"Aveva dentro di sé lo Spirito di Gesù che lo portava a considerare i bambini con lo stesso sguardo di Cristo, con lo stesso rispetto, amore e dedizione. In questo modo la vita di questo frate è diventata bella e feconda, egli ha generato delle persone alla vita e alla speranza" racconta monsignor Luciano Monari, nell'omelia pronunciata in occasione della Messa per le Esequie di padre Gherardo Gubertini, il 28 agosto 2001. "Bastava guardarlo e ascoltarlo perché ci sentissimo in un'atmosfera di semplicità e di purezza, che ci faceva bene allo spirito".

Padre Gherardo in una foto del 1942

Celebrazione della Santa Messa a Carenno

Intorno a questo "Piccolo grande frate" si è creata ed è cresciuta una realtà educativa forte, di accoglienza, finalizzata all'assistenza dei minori in difficoltà di tutto il territorio piacentino. La "Casa del Fanciullo" si occupa infatti di attività educative, formative e culturali rivolte non solo ai ragazzi, ma anche alle loro famiglie. Rappresenta il luogo in cui il giovane trascorre la sua vita, è la sua casa. Il ragazzo viene accolto in un ambiente caldo e favorevole, che lo aiuta nella sua crescita, che cerca di garantirgli un supporto genitoriale e che, dove ve è la possibilità, gli permette di risaldare i legami con la famiglia di origine.

Oggi, sotto la guida di Barbara Vaciago, la cooperativa ospita al suo interno quattro diverse realtà:
la Scuola primaria paritaria a Ivaccari (coordinata da Anna Brancato), aperta a tutti i bambini di Piacenza e provincia, che li accompagna nella loro crescita; il Centro Educativo Tandem a Piacenza, in piazzale delle Crociate (condotto da Maria Scagnelli), che si occupa di ragazzi tra gli 11 e i 18 anni; la comunità socio-educativa residenziale (la cui coordinatrice è Sabina Deolmi) che accoglie minori temporaneamente allontanati dal nucleo familiare originario; la casa vacanze di Carenno, finalizzata al soggiorno estivo di bambini tra i 6 e i 12 anni, i cui responsabili sono Paolo Ripamonti e Anna Brancato. 

Lidia Speroni

In occasione del 70° anniversario dalla fondazione della "Casa del Fanciullo", è stata realizzata una nuova redazione del libro "UN SAIO NELLA STEPPA" (già pubblicato nel 1986), che raccoglie i brani più belli e significativi del diario di guerra di Padre Gherardo Gubertini.
Franco Baletti, redattore del volume, scrive: "Non ancora trentenne, catapultato dalla natia terra emiliana nel cuore della steppa sconfinata, quel frate seppe portare il conforto e il peso della croce di Cristo in mezzo a tanta gioventù morente, traendo da quella cruenta esperienza l'impegno e lo stimolo per dedicarsi più tardi, una volta terminata la guerra, a un'opera meravigliosa in favore dei bambini più poveri, opera che ha intessuto tutta la sua vita".

La copertina del libro

Il libro verrà presentato lunedì 6 agosto alle ore 21:00, presso la chiesa vecchia di Carenno. Durante la serata sarà dato spazio ad alcune testimonianze, tra cui quella di Fedele Balossi, ormai ultimo reduce della Seconda Guerra Mondiale residente a Carenno.  
Anna Tentori
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