Lecco: stage e ddl Zan, due ore di discussione in Aula... a posizioni ferme
A Palazzo Bovara durante il consiglio di lunedì sera si è dibattuto per oltre due ore su stage e Ddl Zan. Non si tratta di nuove competenze attribuite ai Comuni, ma del confronto nato in seguito alla presentazione di due ordini del giorno rispettivamente da maggioranza e opposizione.
Il primo era precisamente una mozione presentata da Pietro Regazzoni e Nicolò Paindelli del Partito democratico, a sostegno della campagna “Lo stage non è lavoro” promossa dal gruppo “Lo stagista frust(r)ato” e dai Giovani democratici di Milano. “Quello dell’entrata nel mondo del lavoro è un tema caro alle nuove generazioni, diventato ancor più precario con il Covid - ha detto Regazzoni - Questa campagna chiede la riforma degli strumenti del tirocinio extra-curricolare e del contratto di apprendistato per renderli più adatti al mondo del lavoro contemporaneo. Il tirocinio non è un contratto di lavoro e non garantisce le tutele tipiche del contratto di lavoro, a differenza invece del contratto di apprendistato. Il tirocinio però non viene sempre usato legittimamente come strumento di inserimento lavorativo e consolidamento della formazione, provocando così una precarizzazione. A livello Parlamentare sono già state approvare due proposte di legge e la Regione ha approvato un ordine del giorno in merito, parlare di stage oggi significa tutelare giovani in Italia”.
Risposta piuttosto fredda quella dell’opposizione. Corrado Valsecchi, rappresentante di Appello per Lecco si è chiesto se il Partito democratico intende così buttare alle ortiche progetti e fondi che da anni in Provincia di Lecco offrono possibilità di re-inserimento lavorativo alle persone fragili proprio attraverso questi strumenti: “Lo stage non è una panacea ma può contribuire a dare soluzioni di prospettiva a giovani e meno giovani” ha commentato.
Una riflessione condivisa anche dal capogruppo di Fattore Lecco Matteo Ripamonti: “La teoria non basta, bisogna fare i conti con gli strumenti e spesso questi sono i soli che si hanno a disposizione per rispondere a situazioni gravi di disoccupazione di persone adulte e sono stati strumenti usati per re-inserire nel mondo del lavoro persone in una situazione di enorme difficoltà. Questi strumenti hanno dato qualche risultato e risposte ai bisogni del territorio”.
Anche Alberto Anghileri da sinistra ha colto l’occasione per invitare il Comune a evitare queste forme di lavoro mettendo clausole più severe nei propri bandi retribuendo meglio i tirocini che il Comune stesso attiva. Critiche, quelle delle altre forze di maggioranza, che non hanno precluso il voto favorevole e quindi l’approvazione della mozione.
Bocciatura invece da parte della minoranza: “Mi preoccupa che anche gli over 40 e gli over 50 siano nelle condizioni di fare questi stage - ha detto Giacomo Zamperini (FdI) - La cosa migliore sarebbe che giovani e meno giovani potessero vivere il mondo del lavoro con libertà e senza inutili sindacalismi. Voi aprite una piccola parentesi sullo sfruttamento del lavoro che però ha tante altre forme che non vengono citate. Andate a vedere a Lecco dove stanno quelli che sfruttano i lavoratori giovanili e scoprirete che una parte di queste realtà sono quelle del vostro privato sociale”.
Perplessità condivise dal forzista Emilio Minuzzo: “Manca la parola cooperativa qua dentro, se prendessimo i dati delle cooperative scopriremmo degli altarini e ci sarebbe da piangere. Dobbiamo chiederci quali settori approfittano di questo strumento? Quali difficoltà incontrano? In provincia quanti progetti di inserimento ci sono? Quante assunzioni portano i progetti di inserimento?”.
La Lega da parte sua ha sottolineato con Stefano Parolari che il problema non è lo strumento ma il fatto che “c’è troppa poca gente che lavora e che c’è il lavoro nero”.
Mozione invece respinta quella sul Disegno di legge a firma del deputato Alessandro Zan presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini: “Destano preoccupazioni alcune parti della legge che potrebbero essere lesive della libertà di espressione dei cittadini e delle associazioni lecchesi. Io ho visto i dati dell’Oscad e dell’Unar sui reati legati all’omotransfobia e non è un fenomeno che desta preoccupazione a livello numerico. Il concetto di questa legge è ben altro, noi non contestiamo la discriminazione, ma la questione dell’identità di genere, dell’autodeterminare il proprio genere a prescindere dalla questione biologica, oltre al fatto che un un’associazione o un libero cittadino può essere accusato per una sua opinione”.
Roberto Nigriello del Pd ha respinto la ricostruzione di Zamperini, dicendo che “nel Ddl non si parla di omotransfobia nella parte relativa alla modifica del codice penale e che la legge non estenderebbe ai nuovi fattori di discriminazione la propaganda di idee, che continuerà ad essere punita solo nelle ipotesi del razzismo e non per quelle che riguardano omotransfobia. La proposta prevede di sanzionare comportamenti discriminatori e promuove azioni positive per incidere sulla scultura del rispetto e della valorizzazione della diversità”.
Anche Ambientalmente ha criticato l’ordine del giorno: “C’è un’esigenza reale - ha sottolineato Alessio Dossi - negare che ci siano persone che vengono aggredite per i propri orientamenti sessuali è svilente. Zamperini dice che non c’è un’emergenza, ma forse non è proprio perché l’ordinamento non considera questi comportamenti come reati che non vengono considerati tali?”.
Critiche anche da sinistra: “Il Ddl non è una norma a tutela delle minoranze sessuali, non limita la libertà di espressione e non cambia la definizione di famiglia: si potrà ancora dire che gli omosessuali sono malati ma non si potrà più dire che per questo vanno mandati nei forni - ha detto Stefania Rovagnati provocatoria - La proposta si limita ad estendere le pene previste dalla legge Mancino per i crimini d’odio di stampo razzista, al genere e alla disabilità. Azioni che estendono i diritti delle minoranze non ledono i diritti della maggioranza”.

Pietro Regazzoni
Risposta piuttosto fredda quella dell’opposizione. Corrado Valsecchi, rappresentante di Appello per Lecco si è chiesto se il Partito democratico intende così buttare alle ortiche progetti e fondi che da anni in Provincia di Lecco offrono possibilità di re-inserimento lavorativo alle persone fragili proprio attraverso questi strumenti: “Lo stage non è una panacea ma può contribuire a dare soluzioni di prospettiva a giovani e meno giovani” ha commentato.
Una riflessione condivisa anche dal capogruppo di Fattore Lecco Matteo Ripamonti: “La teoria non basta, bisogna fare i conti con gli strumenti e spesso questi sono i soli che si hanno a disposizione per rispondere a situazioni gravi di disoccupazione di persone adulte e sono stati strumenti usati per re-inserire nel mondo del lavoro persone in una situazione di enorme difficoltà. Questi strumenti hanno dato qualche risultato e risposte ai bisogni del territorio”.
Anche Alberto Anghileri da sinistra ha colto l’occasione per invitare il Comune a evitare queste forme di lavoro mettendo clausole più severe nei propri bandi retribuendo meglio i tirocini che il Comune stesso attiva. Critiche, quelle delle altre forze di maggioranza, che non hanno precluso il voto favorevole e quindi l’approvazione della mozione.

Giacomo Zamperini
Perplessità condivise dal forzista Emilio Minuzzo: “Manca la parola cooperativa qua dentro, se prendessimo i dati delle cooperative scopriremmo degli altarini e ci sarebbe da piangere. Dobbiamo chiederci quali settori approfittano di questo strumento? Quali difficoltà incontrano? In provincia quanti progetti di inserimento ci sono? Quante assunzioni portano i progetti di inserimento?”.
La Lega da parte sua ha sottolineato con Stefano Parolari che il problema non è lo strumento ma il fatto che “c’è troppa poca gente che lavora e che c’è il lavoro nero”.
Mozione invece respinta quella sul Disegno di legge a firma del deputato Alessandro Zan presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia Giacomo Zamperini: “Destano preoccupazioni alcune parti della legge che potrebbero essere lesive della libertà di espressione dei cittadini e delle associazioni lecchesi. Io ho visto i dati dell’Oscad e dell’Unar sui reati legati all’omotransfobia e non è un fenomeno che desta preoccupazione a livello numerico. Il concetto di questa legge è ben altro, noi non contestiamo la discriminazione, ma la questione dell’identità di genere, dell’autodeterminare il proprio genere a prescindere dalla questione biologica, oltre al fatto che un un’associazione o un libero cittadino può essere accusato per una sua opinione”.
Roberto Nigriello del Pd ha respinto la ricostruzione di Zamperini, dicendo che “nel Ddl non si parla di omotransfobia nella parte relativa alla modifica del codice penale e che la legge non estenderebbe ai nuovi fattori di discriminazione la propaganda di idee, che continuerà ad essere punita solo nelle ipotesi del razzismo e non per quelle che riguardano omotransfobia. La proposta prevede di sanzionare comportamenti discriminatori e promuove azioni positive per incidere sulla scultura del rispetto e della valorizzazione della diversità”.
Anche Ambientalmente ha criticato l’ordine del giorno: “C’è un’esigenza reale - ha sottolineato Alessio Dossi - negare che ci siano persone che vengono aggredite per i propri orientamenti sessuali è svilente. Zamperini dice che non c’è un’emergenza, ma forse non è proprio perché l’ordinamento non considera questi comportamenti come reati che non vengono considerati tali?”.
Critiche anche da sinistra: “Il Ddl non è una norma a tutela delle minoranze sessuali, non limita la libertà di espressione e non cambia la definizione di famiglia: si potrà ancora dire che gli omosessuali sono malati ma non si potrà più dire che per questo vanno mandati nei forni - ha detto Stefania Rovagnati provocatoria - La proposta si limita ad estendere le pene previste dalla legge Mancino per i crimini d’odio di stampo razzista, al genere e alla disabilità. Azioni che estendono i diritti delle minoranze non ledono i diritti della maggioranza”.
M.V.