Lecco: “El Cavalier Gerenzun” diventa un audiolibro

Un audiolibro o qualche altra diavoleria tecnologica (chi scrive è più o meno fermo a qualche supporto fa…). E comunque una registrazione del “Cavalier Gerenzun” il celebre poemetto del poeta dialettale lecchese Luigi Manzoni (1892-1979). Perché la carta non basta. Ora che il dialetto va morendo.
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Gianfranco Scotti

Già sapeva qualcosa? Chissà. Forse l’han preso un po’ alla sprovvista, quasi cooptato. Vai a sapere. Però, quella lanciata ieri sera a Gianfranco Scotti – il massimo esperto di dialetto lecchese oltre che voce recitante di gran pregio – è parsa essere qualcosa più di un’idea buttata lì. Più un progetto al quale l’Officina Gerenzone – l’associazione nata per valorizzare lo storico torrente lecchese – sta pensando seriamente. E cioè, appunto, una registrazione del “Cavalier Gerenzun”.
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E’ stata una sorta di ciliegina sulla torta che ha concluso la serata di ieri all’Officina Badoni dedicata alla storia del Vellutificio Redaelli.
Il programma aveva infatti previsto che Gianfranco Scotti leggesse quelle tre sestine del poemetto dedicate proprio al vellutificio Redaelli. Nel poemetto, come si sa, è lo stesso torrente Gerenzone a raccontare in prima persona quanto vede nel suo scorrere dalle sorgenti nella zona del Ponte della Gallina a Laorca fino a sfociare nel lago. A raccontare dunque la serie di opifici sorti nei secoli proprio per sfruttare lo scorrere delle sue acque che hanno gli uni e le altre determinato il destino e le fortune della città.
Tra quegli opifici, naturalmente, c’era anche il Vellutificio Redaelli: «Saludi el Redaell, re del velù/ (…) Grand’azienda creäda da l’ingegn,/con sacrifizi e bona volontaa,/ progress de tecnica e sortutt l’impegn/ fan el segret de sta specialitaa:/ la soa roba la gira el mond d’un pezz/ e a quest l’è on ciar che i nost bander tee impezz».
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Concludendo, Scotti ha auspicato una nuova edizione del poemetto di Luigi Manzoni. “El cavalier Gerenzun” dava il titolo a una raccolta di liriche pubblicate nel 1955 con l’Editrice Stefanoni. Settant’anni fa esatti.
Scotti ha sottolineato l’importanza di Luigi Manzoni e di Uberto Pozzoli nella poesia dialettale lecchese del Novecento, una poesia che ha una sua tradizione forse più ricca di quella d’altre zone per quanto maggiormente estese. E il “Cavalier Gerenzun” riveste un’importanza particolare, essendo l’autentico canto della storia della nostra città. E proprio per questo motivo meriterebbe una ristampa.
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Paolo Colombo

A quel punto, dal pubblico, ha preso la parola Paolo Colombo, presidente dell’Officina Gerenzone, il quale ha detto che no, una ristampa non basterebbe mica. Il poemetto va letto e registrato. Appunto «perché non basta il testo, ma è necessaria anche la pronuncia». E chi, se non Scotti, può farlo? Staremo a vedere. Anzi, a sentire.
D.C.
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